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NASCITA DI UNA NAZIONE regia di David Wark Griffith

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Dom Cobb     8 / 10  16/09/2017 18:09:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un periodo che va dal preludio alla Guerra Civile al periodo immediatamente successivo, si intrecciano i destini di due famiglie, una nordista e l'altra sudista...
Nella mia crociata per acquisire una maggiore conoscenza cinematografica, da amante del cinema quale sono, era imperativo imbarcarmi nella visione di classici della settima arte, di cui questo "Nascita di una Nazione" rappresenta uno dei primi e più completi esempi: in piena epoca del muto, l'epopea di D.W. Griffith non è il primo lungometraggio mai realizzato (onore che appartiene alla "Story of the Kelly Gang" di qualche anno prima), né il primo a impiegare una formula prettamente narrativa, né il primo esempio di montaggio narrativo o di movimenti di camera che vadano oltre lo stile "teatrale" degli inizi, ma rimane il primo film a far convergere tutte queste tecniche e a metterle a frutto per creare, nell'insieme, un nuovissimo genere di esperienza per l'epoca che è diventato, nel corso del tempo, lo standard del cinema moderno.
Se oggigiorno abbiamo concetti come cinema narrativo, cinema epico e altri simili, è soprattutto grazie a Griffith e al suo innovativo modo di fare cinema, imparando dagli artisti suoi contemporanei e passati e incanalando tutte le conoscenze acquisite nel modo giusto. Certo, ancora qualche passo in avanti da fare prima di parlare di film completo come lo intendiamo noi c'è, ma si tratta già di un grande pass in quella direzione, rendendo chiaro agli spettatori di allora le potenzialità di quest'arte all'epoca nella sua infanzia.
Importanza culturale a parte, che da sola basterebbe a rendere doviziosa non solo la visione, ma anche l'assegnazione di un voto alto, bisogna però considerare l'aspetto più importante: come si difende la pellicola dal punto di vista di uno spettatore moderno, che dopo più di cent'anni si è abituato a un tipo di cinema più complesso e sofisticato? Eh...
Va detto che a livello tecnico, per quanto possibile, il film sa ancora dire il fatto suo: sì, questo è il cinema muto con tutte le sue restrizioni, fra i quali l'uso ancora predominante della camera statica e l'impossibilità di affezionarsi in alcun modo a qualcuno dei personaggi presentati,


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ma d'altra parte l'enorme budget speso si vede nei numerosi, sontuosissimi set e nelle scene di massa, orchestrate in maniera un po' banale ma in un modo che lascia comunque il segno, soprattutto nelle scene di battaglia nella prima parte. Inoltre, la scelta di utilizzare spettri di colore diversi a seconda del genere di scene presentate da un ulteriore grado di fascino. Alla fin fine, le tre ore e passa di durata si fanno sentire meno del previsto, anche solo per questo suo fascino innato.
Però c'è anche da dire che sul lato narrativo "Nascita di una Nazione" mostra tutte le sue debolezze, e quanto sia un errore considerarlo un film storico piuttosto che d'avventura drammatico: infatti, dopo una prima ora e mezza davvero pregevole, dove si avverte almeno il tentativo di rimanere fedeli alla storia (per l'epoca) recente americana, nel giro di pochi minuti tutto inizia a precipitare nel disastro più totale. Griffith non è nuovo all'inserimento di un sottotesto politico nelle sue opere (lo aveva già fatto in "A Corner in Wheat"), ma qui emerge la sua mentalità bigotta e inconsciamente razzista in tutta la potenza di chi è cresciuto all'ombra di un padre ex ufficiale dell'esercito confederato.
Così, in tutta la seconda parte fino alla fine, il film abbandona ogni pretesa di storicità e, nel modo in cui gli avvenimenti vengono piegati per far comodo alle teorie di Griffith, si trasforma in una specie di fantasy ucronico ante litteram,


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dove dominano il ridicolo involontario e la glorificazione delle violenze razziste nella rappresentazione del Ku Klux Klan come una sorta di esercito della salvezza che riesce ad annientare la "minaccia nera". E il tutto coronato da una chiosa che predica la pace mondiale e l'amore universale, come una puntata della Melevisione.
Ora, c'è la remota possibilità che l'intento di Griffith non fosse affatto quello di spargere messaggi razzisti; in effetti, nel modo in cui i neri trattano i bianchi dopo esser stati liberati si potrebbe quasi leggere il modo in cui un gruppo di persone maltrattate per tutta la vita può facilmente cedere all'impulso di vendetta nei confronti dei loro ex carcerieri, un sentimento di rivalsa anche comprensibile in fondo. Ma il modo in cui tutto ciò viene mostrato su schermo non lascia spazio a molte interpretazioni. Involontariamente o no, razzista il film lo è al 100%.
E il punto è che l'elemento razzista, a dispetto di tutti gli aspetti positivi, finisce per danneggiare quello che, altrimenti, sarebbe potuto essere un capolavoro quasi perfetto. La piega che prende la vicenda rende "Nascita della Nazione" un perfetto specchio della mentalità comune dell'epoca, in cui la maggioranza delle persone era razzista senza neanche accorgersi di esserlo, e in una società forse non molto migliore, ma più consapevole di sé come quella di oggi, l'esecuzione della storia è privo della minima credibilità. L'unico motivo di vero godimento sono i traguardi tecnici e l'unico motivo di guardare un film del genere è perché dev'essere visto. Perché, nonostante tutto, ha lasciato una traccia indelebile nello sviluppo di un'arte che oggi rappresenta lo svago di tutti, un elemento fondamentale della nostra vita quotidiana. Perché, come documento storico e sociale, ha un suo valore più di quanto abbia una sua qualità.
Per una volta, il voto è solo una formalità.