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NASCITA DI UNA NAZIONE regia di David Wark Griffith

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Peanuts02     10 / 10  13/08/2017 20:57:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ok...

*respiro*

Ci siamo...
191: Griffith crea un'opera tanto influente che solo un film come "Quarto Potere" può eguagliarla.
Ma prima togliamo di mezzo quell'elefante nella stanza:
Questo è uno dei film più politicamente scorretti, più spregevoli e razzisti che esistano. Il film ragiona (letteralmente) su due fronti: il bianco e il nero, in un contesto dove bianco è sinonimo di giustizia e nero è sinonimo di perversione.
A dir poco imbarazzante, e persino all'epoca iniziarono a girare voci non proprio positive sul conto di Griffith, che si ritrovò a doverle smentire dirigendo un altro kolossal dai messaggi diametralmente opposti a quelli di "Nascita di una nazione", destinato anch'esso a divenire una colonna portante del cinema, ma che all'epoca non risultò affatto un successo. Ciò, però, riesce ad essere uno specchio puntato verso la mentalità del passato, che ci mostra letteralmente come all'epoca la popolazione fosse razzista e rivelandosi, suo malgrado, una vera e propria fonte storica.
Ad ogni modo, dopo esserci tolti questa spina dal fianco, possiamo analizzare il film per quello per cui viene maggiormente ricordato: il rivoluzionario linguaggio cinematografico.
Griffith (ben 10 anni prima della corazzata potemkin!) stravolge i canoni che fino ad allora caratterizzavano i prodotti cinematografici, decidendo di puntare una maggiore attenzione verso la trama che verso la semplice meraviglia che il pubblico provava a vedere le immagini prender vita.
L'inquadratura fissa, che fino a prima non rendeva un film tanto diverso da una serata al teatro, viene abbandonata verso le vere potenzialità della macchina da presa e, ovviamente del montaggio. Immagine non è più sinonimo di dover mettere in scena una situazione, ma raggiunge un'evoluzione unica dimostrando che le immagini possono cambiare di impatto a seconda di come vengono mostrate al pubblico. Certo, anche nel mondo della pittura si sapeva che la messa in scena di un'immagine influenza il risultato finale, ma Griffith capì che qui non si trattava affatto di immagini statiche e lasciate immobili agli occhi dello spettatore, ma comprese che con la macchina da presa e un comparto tecnico degno di nota sarebbe riuscito a creare di tutto e a trasmettere di tutto, sia dal punto di vista visivo che emotivo.
E ovviamente anche la recitazione giunge ad una svolta epocale: agli attori non viene più fornito un canovaccio da seguire limitandosi a mantenere i punti chiavi della trama e lasciando loro ogni libertà riguardo la performance e i gesti (per il resto potevano anche dire quello che volevano in scena, tanto il risultato sarebbe stato muto), ma ad ogni attore viene dato un copione da seguire, accompagnato da ben due mesi di preparazione.

Quindi, che altro aggiungere? E' un film che dal punto di vista narrativo e morale è invecchiato da morire, ma il mio voto non è dovuto, come già detto, al contenuto morale, ma all'importanza che il film ha rivestito nei confronti della tecnica cinematografica. Certi film possono essere solo valutati oggettivamente, ed oggettivamente questo film è di un valore immenso, perché mette insieme tutte quelle piccole innovazioni avvenute fino ad allora (l'uso del primo piano, l'uso del montaggio per mostrare la contemporaneità di alcune scene...) verso una nuova tappa.
Per chi volesse qualcosa di più politicamente corretto (detto con valenza assolutamente positiva) ma allo stesso tempo tanto importante, si cerchi "Intolerance"