caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

INTOLERANCE regia di David Wark Griffith

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     9½ / 10  14/03/2007 23:34:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non mi aspettavo un film così bello, intenso e palpitante. Perfetto dal punto di vista registico, quasi strabiliante per l’epoca in cui fu girato. I (pochi) difetti sono in alcune parti un po’ inutili dal punto di vista narrativo, che sono servite più che altro da richiamo per il pubblico dell’epoca (le scene sensuali, le ricostruzioni di cerimonie e balli, le tecniche di guerra).
Il film è profondamente pessimista e fatalista. La figura simbolica della cullatrice dà l’idea di forze sovrumane, incontrollabili che determinano il divenire storico con cicli periodi. I rappresentanti della distruzione, dell’odio sembra destino che debbano avere sempre il sopravvento. E’ stato così, è probabile che lo sarà ancora – questo dice il film.
Questo senso di impotenza del singolo uomo è messo in risalto in tutti i 4 episodi di epoche diverse, che si intrecciano fra di loro. L’espediente è la creazione di personaggi di fantasia di natura popolare che subiscono le conseguenze di fatti che avvengono sopra lo loro testa, prodotti dai potenti di turno.
Anche l’episodio americano ritrae personaggi che quasi sono manovrati come marionette dai meccanismi sociali, dalle coincidenze o dalle scelte degli altri. Per altri versi questo episodio si differenzia dagli altri tre. Intanto conduce una polemica ben precisa verso alcune forze dell’opinione pubblica americana dell’epoca, cioè contro gli ipocriti moralisti. Anticipando i tempi, mostra gli sviluppi deleteri sulla società del proibizionismo, i disastri sociali di una politica di sfruttamento e sradicamento culturale. Uno dei pochi film in cui si spiega l’origine del crimine, della prostituzione e dell’indigenza e che invita a comprendere più che a condannare chi vive ai margini.
A differenza degli altri episodi, in quello attuale Griffith non se l’è sentita di andare fino in fondo con lo spirito del film e, cedendo alle convenzioni, ha creato l’happy end dopo uno spasmodico crescendo emotivo.
In questo film le didascalie sono importantissime e anzi molte scene sono solo illustrazioni di parti scritte. Bisogna dire che in genere gli attori hanno fatto un lavoro egregio, interpretando per lo più con naturalezza i personaggi. Per essere un film muto, non ci sono grosse esagerazioni mimiche. Ma la cosa più strabiliante sono le scenografie e le scene di massa, insuperabili anche dopo 90 anni.
La cosa che mi è piaciuta di più è questa continua tensione morale che percorre il film, che ti mette quasi il magone addosso, che fa molto riflettere. Sì, caro Griffith, mi sa che il quadro sconsolato che hai fatto della storia umana sia proprio azzeccato. Il tuo stesso film non è servito a nulla. Gli Stati Uniti avrebbero percorso la strada del proibizionismo, con le conseguenze che avevi previsto tu e l’Europa sarebbe stata preda della follia nazista. Peggio di così!