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LA PASSIONE DI GIOVANNA D'ARCO regia di Carl Theodor Dreyer

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Zazzauser     8½ / 10  26/02/2014 23:17:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sicuramente uno dei capolavori del muto. Vederlo senza la colonna sonora, concentrandomi sulla purezza delle immagini è stata un'esperienza.
Dreyer dedica la pellicola al processo che portò alla morte l'eroina francese Giovanna D'Arco., nella Rouen di metà '400. Una magnifica carrellata introduce con dinamismo i personaggi e l'ambientazione e indugia molto sui volti per coglierne le smorfie, le sfaccettature, le esternazioni di umore... persino le parole non dette, le risposte non date.
L'intera messinscena è basata sul dualismo fra Jeanne e gli alti ecclesiastici; il contrasto ideologico, morale e soprattutto spirituale fra i due blocchi viene sottolineato dall'uso di inquadrature dal basso verso l'alto e viceversa. Da una parte Giovanna, in stato di grazia, le lacrime solcano il suo viso; dall'altra le arcigne facce degli inquisitori che si indignano ad ogni risposta che non rispecchi la loro ortodossia cristiana.
Potentissima l'ultima scena del rogo, dove si torna al dinamismo appena accennato all'inizio con un climax perfetto. La lenta morta di Giovanna si anima nei volti e nei pianti del popolo... finché esso si sfoga: "Avete bruciato una Santa!" . Un'affermazione che scatena la violenza nelle forze dell'ordine finchè la rivolta cittadina non viene sedata nel sangue.
"La passione di Giovanna D'Arco" ha il calore del realismo francese e l'austerità dello stile nord-europeo; è indubbio che Bergman abbia ereditato da Dreyer l'attenzione all'estetica dei volti e la spiritualità dell'individuo ("il posto delle fragole").
E' probabilmente uno degli ultimi grandi film della prima epoca del muto ed ha la forza di ciò che non è stato ancora "contaminato" dalla novità del sonoro, che l'anno prima aveva esordito con "Il cantante di jazz".
Lo stile di Dreyer è asciutto, quasi freddo. E le interpretazioni sono di grande livello, soprattutto quella della Falconetti, di un'espressività fantastica, e del giudice Chausson/Eugène Silvain.
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