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HORSEHEAD regia di Romain Basset

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  14/07/2015 11:27:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le linee narrative di "Horsehead" non trovano mai classica continuità, i piani esistenziali si fondono di continuo rendendo la vita della giovane Jessica un vero inferno.
Gli arabeschi onirici di cui è impregnata la sua mente durante il sonno si aggravano quando la giovane torna nella vecchia dimora di famiglia, in attesa di assistere al funerale della nonna di recente deceduta. Appare subito evidente il conflitto con la madre, la Catriona MacColl di fulciana memoria, attrice ancora adesso straordinaria che si rivelerà vaso di Pandora riguardo una situazione molto delicata, con segreti di famiglia gelosamente custoditi e ora pronti ad esplodere rivelando tremende verità per troppi anni taciute.
La pellicola di Romain Basset si segnala per lo stile visivo impeccabile, cromaticamente debitore a Dario Argento ma anche al Freddy Kruger di Wes Craven per i contenuti, tant'è che scindere sogno e realtà non è sempre una passeggiata, anche perchè le ferite riportate dalla protagonista (la brava Lilly-Fleur Pointeaux ) - proprio coma accadeva in "Nightmare"- si palesano sia nel sonno che nella veglia.
Il lavoro del regista francese non è affatto banale e si segnala sin da subito dal voler prendere le distanze da certo horror commerciale con una citazione di spessore, in cui si richiama alla memoria l'inquietante quadro di Johan Heinrich Fussli intitolato L'incubo. Purtroppo però i simbolismi utilizzati non sempre appaiono in buona simbiosi con le tematiche horror, trasformate dagli stessi spesso in innocui deliri fiabeschi.
Poco convincente il cavallo impersonificazione del male, e poi tra lupi, metronomi e un cappuccetto rosso in corsa verso la verità l'abbondanza di temi trova piccoli sfoghi giocando in accumulo, fornendo così a tratti un effetto saturazione di non facile fruibilità.
Perplessità riguardo per la colonna sonora, poco in linea con le ambientazione quasi gotiche del girato.
Pregi e difetti si alternano in una danza macabra in cui alla piacevole sorpresa fa seguito repentino il passaggio discutibile; tutto sommato però siamo di fronte ad un lavoro per nulla convenzionale dietro cui si celano una buona dose di lucida follia ed intraprendenza.