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YOUTH - LA GIOVINEZZA regia di Paolo Sorrentino

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  12/01/2016 20:27:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Squadra che vince non si cambia. Non per Sorrentino che fa quel passo dove solitamente cascano tutti i filo europei o filo orientali persuasi da Hollywood, ossia snaturarsi, Sorrentino invece mantiene pressoché intatto il registro formale de 'La Grande Bellezza', tanto per parafrasare Kundera inietta alla sua opera quell'insostenibile leggerezza dell'essere, tutto è evanescente, non è più solido de 'La Grande Bellezza' è altrettanto sfuggente e simbolista.
Esibisce un circo di varietà informe a cui fa da sottofondo il solito trend pop, l'aulicità della regia e di temi prettamente filosofici, paradossalmente rifuggono da una musica alta, Sorrentino mantiene intatte le sue origini e non si da un tono intervallando Beethoven a Mozart, ma anzi quasi lo mercifica svilendosi nella commercialità, trova il posto quasi fosse un'appendice al discorso di premiazione di 25 mesi fa, per inserire una copia di Maradona, quello post 2000 in preda all'obesità, un'ospitata di Paloma Faith, o una Miss Mondo che si beffa dei cliché della 'bella ma stupida', entrambi complici di scene grottesche irrilevanti ai fini della trama che si preoccupa di intercedere quella fase in cui dalla vecchiaia si tirano le somme sulla propria vita e sulla propria eredità umana, la prole.
A posteriori preferibile anche alla prima trasferta anglofona, 'This Must Be the Place' nella quale era meno riconoscibile il tocco di Sorrentino post 'Il Divo' e post Servillo, con un Sean Penn un po' grottesco, un po' macchietta, dall'autorialità contenuta e dalla sensazione che il salto in terra anglofona fosse solo da rimandare.