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YOUTH - LA GIOVINEZZA regia di Paolo Sorrentino

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M-a-r-c-o     8½ / 10  12/06/2015 01:03:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Recensione da: http://ilmondoacaso.blogspot.it/2015/06/youth-la-giovinezza-paolo-sorrentino_8.html

In un lussuoso hotel in cima alle Alpi svizzere Fred Ballinger (Michael Caine), compositore e direttore d'orchestra ormai lontano dalle scene, e Mick Boyle (Harvey Keitel), regista alla ricerca del suo testamento artistico, si trovano a passare le vacanze estive. Mentre un insistente emissario della regina cerca di convincere Fred ad esibirsi a Buckingham Palace in occasione del compleanno di Filippo di Edimburgo, Mick, assieme al suo gruppo di sceneggiatori, cerca di trovare un finale memorabile per il suo ultimo film: "L'ultimo giorno della mia vita". Le vite dei due grandi amici stanno per cambiare e la giovinezza, che sembra ormai solo un ricordo sbiadito, in realtà non è poi così lontana...

Paolo Sorrentino torna al tema della decadenza ma, abbandonata quella morale della Roma de La grande bellezza, questa volta si dedica a quella fisica dei protagonisti de La giovinezza.
Il regista napoletano si sposta quindi sulle Alpi svizzere dove mette in scena un grande circo che non è altro che il grande circo della vita umana. Un Maradona grasso e malato, un attore talentuoso ricordato solo per la sua interpretazione in un blockbuster sui robot, due grandi artisti alla soglia degli ottant'anni, Miss Universo, massaggiatrici, cantanti pop… Una lunga serie di personaggi così diversi ma allo stesso tempo così simili perché tutti accomunati da una cosa: la sconfitta. Una sconfitta che sembra inevitabile per l'uomo e che nel caso dei due protagonisti va a colpire le uniche due cose per cui vale davvero la pena di vivere: l'amore e l'arte. Fred ha smesso di dirigere le sue famosissime "sinfonie semplici" perché la moglie è l'unica che può cantarle mentre Mick non riesce a rassegnarsi di fronte al suo declino artistico che rischia addirittura di mettere in ombra la sua grande carriera.
La sconfitta è uno dei leitmotiv della filmografia di Sorrentino, come ci ricorda anche la tagline del suo primo film, L'uomo in più: "Nella vita non esiste il pareggio". Ma guardando ai vari personaggi sembra, però, non esistere nemmeno la vittoria. Dagli omonimi Pisapia (L'uomo in più) a Titta Di Girolamo (Le conseguenze dell'amore) passando da Geremia de' Geremei (L'amico di famiglia) per arrivare infine a Jep Gambardella (La grande bellezza): tutti vanno in contro, per motivi vari, al fallimento.
E' impossibile non notare la somiglianza tra quest'ultimo e Fred Ballinger, due vecchi artisti dal destino comune: il ritorno all'arte e alla vita ovvero la letteratura, per il primo, e la musica, per il secondo. Céline non si sbagliava quando diceva che "nulla è gratuito in questo basso mondo" e infatti il prezzo che i due pagano per la loro rinascita è il più alto che ci possa essere: la morte. Una morte che non li colpisce personalmente ma che si dirige verso le persone a loro più care. Non escono, quindi, completamente vittoriosi perché sono stati costretti a passare attraverso la fine della vita per poter riuscire a risorgere. La loro evoluzione interiore li porta, alla fine, a ritrovare la giovinezza.
Al tema della sconfitta si aggiunge poi quello della vecchiaia. La frase più significativa del film è senza dubbio "Le emozioni sono l'unica cosa che abbiamo" che presa da sola potrebbe sembrare banale ma nel contesto in cui viene pronunciata diventa davvero significativa. Questo perché i personaggi del film che si avviano verso l'ultima parte della propria vita non riescono più a provare emozioni e sono costretti a rievocare il passato per rivivere quelle di un tempo. Così vediamo Maradona tornare alla sua infanzia passata a calpestare campi da calcio con il numero 10 sulle spalle, Fred Ballinger pensare alla donna per la quale ha composto le sue opere più famose e che ora non può più esibirsi con lui e Mick Boyle trovarsi davanti le cinquanta attrici che hanno recitato per i suoi film. E' probabilmente questo l'aspetto più amaro della vecchiaia, forse ancor più del pensiero di avvicinarsi inesorabilmente alla fine. Citando ancora lo scrittore francese: "La maggior parte della gente non muore che all'ultimo momento; altri cominciano e si prendono vent'anni d'anticipo e qualche volta anche di più. Sono gli infelici della Terra." E' esattamente ciò che accade a questi personaggi che hanno smesso di vivere ancora prima di essere morti. Non a caso Mick dice "Tu hai detto che le emozioni sono sopravvalutate. Ma è una vera *******ta" proprio nella scena chiave della pellicola. Sono le emozioni a tenerci in vita.
Queste sono solo alcune delle riflessioni che si possono fare su La giovinezza, film carico di contenuti che sicuramente necessita di essere visto più volte per essere capito appieno. Un film da non perdere, impreziosito dalle interpretazioni fantastiche dei due protagonisti, Caine e Keitel, a cui si aggiungono quelle di Rachel Weisz, Paul Dano e Jane Fonda. La colonna sonora si avvicina molto a quella de La grande bellezza, con la quale condivide il brano Just (After Song of Songs) di David Lang. Molto spazio quindi viene dato alla musica classica e non sarebbe potuto essere altrimenti in un film con un compositore come protagonista ma non manca la musica pop contemporanea con titoli di autori come Florence and the Machine (You've Got the Love) e Paloma Faith (Can't Rely on You). Fantastica, come sempre, la fotografia di Luca Bigazzi che questa volta si avvale delle bellissime Alpi innevate come sfondo mentre la sceneggiatura, scritta dal regista stesso, è in linea con il resto della filmografia di Sorrentino. Anche qui non mancano scene strane o grottesche come quelle che hanno caratterizzato il film precedente.
Le aspettative erano enormi dopo il Premio Oscar del 2014 e il rischio di un film mediocre era altissimo ma Sorrentino è addirittura riuscito a fare meglio riuscendo a non far pesare l'assenza di Toni Servillo, protagonista di cinque dei suoi sette film.