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IL RACCONTO DEI RACCONTI (2015) regia di Matteo Garrone

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  20/11/2015 12:03:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con "Il racconto dei racconti" Matteo Garrone riformula la propria idea cinematografica mostrando ambizione e coraggio, proponendo così un fantasy con tutti i crismi del caso senza ovviamente sforare nel genere decamerotico, piuttosto in voga sino a qualche decennio fa nelle sale italiane. Qui i pruriti sessuali sono rari e le gentil donzelle difficilmente appaiono discinte, l'erotismo c'entra poco o nulla, c'è giusto l'ambientazione medioevale unita ad una forte connessione di stampo barocco al mondo delle fiabe.
Il fantastico si fonde con il dramma, con la commedia e in alcune sequenze addirittura con l'horror. Il trittico narrativo si esalta su sfondi scenografici mirabolanti tra castelli da sogno e boschi lussureggianti, specchi bugiardi di un mondo in realtà decadente, in cui egoismo, avidità e brama di potere hanno avuto ragione dei valori positivi.
Gli episodi -tratti da "Lo conto de li cunti" dello scrittore seicentesco Giambattista Basile- sono bizzarramente tetri, cantano il surreale e la meschinità umana con un Garrone attento ad evitare il ridicolo, abile nel dar tangibilità, quasi fosse un Peter Jackson alle prese con il suo Tolkien, a orchi, draghi marini, negromanti, gemelli albini e pulci giganti (!).
Le storie però coinvolgono relativamente, forse il voler spezzettare destrutturando la narrazione non sortisce gli effetti sperati. Il potere del narrato è variabile, mai realmente trascinante. Il tutto giunge gradevole, anche se, trattandosi di Garrone, uno si aspetterebbe qualcosina in più di un film semplicemente simpatico o originale.
Dei tre episodi quello a me maggiormente gradito è l'ultimo, con un re deciso a tenere la figlia con se, per questo motivo indice un torneo-farsa convinto che nessuno possa vincerlo. Lo attende una bruttissima sorpresa di cui sarà vittima principale la principessa.
Un pelo più sotto il secondo segmento, in cui un regnante dai forti appetiti sessuali si invaghisce di una donna dalle straordinarie doti canore. L'erotomane ignora l'identità della proprietaria di quella voce così irresistibile. Immagina, sbagliandosi di grosso, che appartenga a un'affascinante giovinetta.
La pellicola sia apre con una coppia di sovrani crucciati per l'assenza di eredi. Dopo un rituale grandguignolesco la regina resta incinta ma ben presto scoprirà che nei dintorni del castello si aggira un doppio del figlio. I due paiono molto legati, ma lei disapprova.
Buon cast, per lo più internazionale, fastosa messa in scena e cura del dettaglio maniacale, manca un po' di impeto narrativo. Un 'operazione ardita e nel complesso meritevole soprattutto per un cinema pigro come quello italiano, in cui osare pare pura follia.