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IL RACCONTO DEI RACCONTI (2015) regia di Matteo Garrone

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Paniko23     6½ / 10  20/05/2015 15:57:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Link alla recensione: http://www.lungoibordi.it/il-racconto-dei-racconti-1/

Allora. Quando poche settimane fa uscì il trailer de Il racconto dei racconti, l'ultimo lavoro di Matteo Garrone, le alte aspettative sul film lasciarono il posto allo stupore e in un certo senso all'incredulità nell'immaginarsi un film fantasy diretto da un italiano e in parte prodotto in Italia. E se è vero che ultimamente il cinema nostrano pare avere voglia di sfatare ogni tipo di tabù riguardo i generi cinematografici (basti pensare a Il ragazzo invisibile, primo cinecomic italiano diretto dal premio Oscar Salvatores), il timore di ritrovarsi di fronte ad una brutta copia di "quello che fanno gli americani" c'è sempre. Dicevamo. Il trailer de Il racconto dei racconti era senz'altro accattivante e (l'apparente) somiglianza alla materia de Il trono di spade ha senza dubbio svolto un importante ruolo di marketing per il grande pubblico. Aggiungiamoci pure che adoro Garrone (lo trovo tre spanne sopra Sorrentino, per intenderci) e che lo reputo il miglior interprete del cinema grottesco in Italia. Per di più, il fatto che, assieme a Youth di Paolo Sorrentino e Mia madre di Nanni Moretti sia attualmente candidato a Cannes rappresentava un ottimo punto di partenza. Ciononostante, la consapevolezza che proporre un genere nuovo in Italia sia sempre una strada in salita destava parecchi dubbi tra i nostri concittadini cinefili e critici di vario calibro. Insomma, alla fine 'sto film com'è? Con calma ci arriviamo. Tratto dalla raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile (che non ho letto e ad essere sincero manco avevo mai sentito), Il racconto dei racconti si articola su tre vicende tra loro intrecciate il cui comune denominatore è la ricerca di un qualcosa che non si riesce ad ottenere se non tramite espedienti magici. Parlandone in linea generale, Il racconto dei racconti è sicuramente più film d'autore che blockbuster. A partire dal cast, che vanta nomi conosciuti al grande pubblico ma alla fine manco così tanto (Salma Hayek, Vincent Cassel e Toby Jones non sono più sulla cresta dell'onda hollywoodiana da qualche anno così come Stacy Martin chi ***** se la ricorda se non in Nymphomaniac?). Scelte autoriali si riscontrano nell'accento posto (volutamente) più sul lato estetico e sulla fotografia che sulla vicenda vera e propria. L'aspetto tecnico, di conseguenza, fa da padrone in questo film. La regia non si discosta neanche troppo dai precedenti lavori di Garrone: piani sequenza in movimento alternati a campi lunghi in camera fissa sono una costante per quasi la totalità della pellicola. Discorso a parte meritano le scenografie, pittoriche e surreali da una parte ma dall'altra troppo spesso si avverte un senso di eccessiva artificiosità all'interno della scena. I due ragazzi albini, i lunghissimi capelli rosso fuoco in contrasto con la natura verde, il cuore gigante di un drago mangiato su un tavolo bianchissimo. Sono tutte cose fiche da vedere, niente da dire. Ma i crepuscoli su gole di terra ogni per tre per due per indicare un cambio di scena alla lunga rompono un po' il *****. Ne fa le spese ovviamente la messa in scena. Non che sia curata male. È che troppo spesso lo spettatore ha la sensazione di assistere ad una fiction in costume trasmessa su Rai Uno. Le musiche, più che essere brutte, sono proprio stupide. Non solo ci azzeccano sempre poco o nulla con le scene sullo schermo, ma il continuare a sentire per due ore di film una melodia simile a quella riprodotta da un incessante carillon risulta abbastanza fastidioso. In questo film il gusto per lo stupore visivo pare quasi un escamotage per sopperire alla totale mancanza di pathos concessa allo spettatore. E questo è il più grande limite de Il racconto dei racconti: esattamente come nelle favole, vengono presentati personaggi le cui caratterizzazioni sono assurde o ridicole e le cui reazioni umane sono completamente diverse da quelle di un qualsiasi altro comune mortale. Scordatevi quindi di vedere un film in cui potervi immedesimare in uno dei protagonisti o anche solo esserne colpiti per il loro fascino. Bisogna considerare che il mondo che viene raccontato non ha nulla a che fare col nostro. Garrone questo lo sa e, anziché ricercare anche in un fantasy il realismo a tutti i costi come farebbe un Christopher Nolan qualunque, preferisce ammirarlo da lontano, con assoluto distacco emozionale. Ok. Ma quindi come riesce lo spettatore a sopperire alla mancanza di coinvolgimento emotivo dettata da questo film? Molto semplicemente, in nessun modo. Se non, come già detto prima, imponendosi per centoventi minuti di concentrarsi sull'estetica delle varie sequenze più che scervellarsi per la sceneggiatura. E apprezzare comunque il coraggio per aver cercato di creare un qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati qui in Italia. P.S.: se provate fastidio per le dissolvenze in nero seguite da scene ad alta luminosità evitate questo film, potrebbe distruggervi la retina degli occhi!
ferzbox  20/05/2015 16:55:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mmmmmm....sinceramente mi pare una critica un pò troppo pignola,dato che si parla di un prodotto(come dici tu) che non ci azzecca nulla con i blockbuster,ma anzi,come ho già detto nel mio commento,mi ha ricordato alcuni lavori italiani di un tempo molto più ricercati e non privi di anima.....poi Christopher Nolan non capisco cosa centri come termine di paragone(che tra l'altro ultimamente si sta dimostrando pure fastidiosamente e volutamente prolisso e non certo lontano dal concetto di Blockbuster....per non parlare della trilogia del cavaliere oscuro ultra sopravvalutata....lunga una quaresima inutilmente,sopratutto il terzo capitolo....stesso difetto di "Inceptinon" e ""Interstellar"...ma lasciamo stare)....
"Il racconto dei racconti" è una pellicola fatta appositamente in questo modo; le dissolvenze di cui parli non mi hanno dato alcun fastidio e mi è piaciuto lo stile....penso sia più costruttivo criticare,del cinema italiano,lavori con Ambra e Raul Bova o un Sorrentino a caso a cui,per Natale,hanno regalato la piccola enciclopedia di Fellini,divertendosi a replicarlo prendendo per il culò il mondo(e magari corrompendo chi di dovere).....
No,non sono d'accordo con quello che dici,ma nemmeno di mezza virgola.....se attacchiamo sti lavori non vedremo mai un cazzò di decente......
hghgg  22/05/2015 12:57:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sorrentino ha fatto 3-4 ottimi film c'è poco da fare. Poi un film bruttino (quello con Scion Pen) e una sega a due mani con una gran fotografia e un attore della ******* dentro. Youttolo ho un po' paura a vederlo, però c'è Harvey e dove c'è Harvey c'è casa.
elio91  20/05/2015 17:55:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa storia di Sorrentino che copia Fellini e corrompe l'universo per vincere premi comincia un pò a stufare però. Ma veramente, quali film di Fellini avete visto? E quali di Sorrentino?
Sul resto, sono d'accordo.
ferzbox  20/05/2015 17:57:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bhè,...la grande bellezza lo dice da sola.......i riferimenti sono puramente casuali?.....
...non credo....
Va bhè,cmq se a qualcuno piace a me non interessa perchè è meglio lui di tantissimi altri,su questo non ci piove ;-)
elio91  20/05/2015 20:05:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io non la penso così: se Fellini c'è nella grande bellezza, è solo una suggestione visiva, a brandelli. E quei brandelli sarebbero da ricercare in "Roma" più che nella Dolce vita. A parte suore ghignanti, ho visto un cineasta che fa cinema alla sua maniera senza copiare nessuno, e che ora, nel bene e nel male (ed è questo a renderlo così controverso, ma non tutti lo ammettono) rischia solo di copiare il suo stile come hanno fatto tutti gli autori più stilisticamente "personali". Come Wes Anderson, ad esempio.
Però, si, almeno tu dici "meglio lui di tantissimi altri" ed è già molto.
ferzbox  20/05/2015 20:33:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Guarda Elio,il discorso Sorrentino è complesso....non è legato a quello che si vede,ma alla tecnica "politica" utilizzata per confondere la gente.....non tanto nel copiare,ma nel richiamare...solo che Fellini era meno plateale e più sincero nell'esporre le sue emozioni......cmq con una tastiera è troppo complicato parlarne.....dovremmo farlo a voce....il fatto è che percepisco una vena di presunzione artistica che non mi aggrada molto....cosa che "Il racconto dei racconti",ad esempio,non mi ha dato.......Fellini era più genuino,basti guardare "Amarcord" o la stessa "Dolce vita" per capirlo....era un'Italia più vera e meno plasticosa.......ce ne sarebbero di cose da dire su Sorrentino che non finiremmo più di fare dibattito ;-)