litoos 8 / 10 15/06/2020 10:28:10 » Rispondi Il pessimismo dato dalla consapevolezza di un egoismo primordiale porta Ostlund a girare un film dove una vacanza in montagna diventa un inferno, tra il grottesco e il dramma, in cui la sfiducia regna sovrana senza lasciare scampo al protagonista che per un attimo di debolezza dettata da una situazione fuori dall'ordinario sarà visto con occhi diversi... Si viene a delineare una viltà intrinseca che caratterizza l'uomo, chiaramente legata all'istinto di sopravvivenza in questo caso. Anche se nella vita reale e quotidiana c'è sempre occasione di redimersi. Una fotografia magnifica e una regia molto personale, statica e decisa, che detta un ritmo ben preciso a un film che si prende i suoi tempi (e quando un film é lento significa che lascia spazio a più cose, approfondendo aspetti estetici e di significato in modo più profondo). Quindi Ostlund dirige una vicenda che viene resa in modo molto efficace, dove in una situazione tragicomica regna comunque una certa inquietudine di sottofondo che spiazza lo spettatore, facendo crollare ogni certezza. A partire da un goccia che fa traboccare il vaso quello che sembrerebbe surreale si rivela essere ciò che descrive al meglio la verità della psiche umana. Molto interessante!
Finale che dimostra come l'uomo in generale, essendo in bilico e a rischio (pullman che rischia di precipitare dai precipizi ad ogni curva) si lasci prendere dalla paura e abbandoni la situazione senza affrontarla restando lì dov'è: la paura della morte e l'istinto (ir)razionale di sopravvivenza.