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LET US PREY regia di Brian O'Malley

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     5½ / 10  04/06/2015 11:03:43 » Rispondi
L'incipit è di quelli che fanno ben sperare; non fosse per quell'orrido corvo realizzato in CGI tutto sarebbe perfetto, con l'oceano di qualche suggestiva costa britannica ad infrangersi sugli scogli con furia, come a celebrare l'arrivo del misterioso uomo barbuto che con fare pacato avanza verso una sperduta cittadina di provincia.
Sull'identità del tizio più certezze che dubbi, sin da quando, accolto nella stazione di polizia a seguito di un incidente, comincia a mostrare strani poteri intrufolandosi nelle menti di poliziotti e detenuti, portando a galla reminiscenze oscure in cui si celano abusi perpetrati e subiti.
Una sorta di angelo vendicatore in odor di zolfo, capace di alimentare fin da subito un palpabile disagio nel limitato luogo all'interno del quale quasi tutti hanno terrificanti scheletri nell'armadio da celare.
La pellicola è indubbiamente debitrice al "Distretto 13- Le brigate della Morte" di Carpenter, con il maestro omaggiato fin dalla soundtrack; tuttavia O'Malley cerca uno stile personale che da discreto nelle intenzioni si rivela mediocre negli sviluppi. "Let us prey" si consacra alla fiera del grottesco proponendo una serie di personaggi esagerati, colpevoli di sminuire la già poco robusta tensione attraverso un'eccentricità discutibile.
In particolar modo, ad apparire esageratamente sopra le righe, sono il sergente -improponibile nella sua interpretazione stile Rambo- e la coppia dei poliziotti amanti, i quali agiscono peggio di due serial killer rinchiusi in un mattatoio. Non mancano ritmo e scene toste ma la storia non trova mai la giusta compensazione tra registri narrativi.
Il personaggio meglio sviluppato è quello di Polyanna McIntosh (molti la ricorderanno in "The Woman", qualcuno di meno in "Exam"), peccato venga coinvolta in un finale ambiguo e tutto sommato deludente.