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QUIEN SABE? regia di Damiano Damiani

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Spotify     7½ / 10  02/09/2016 01:38:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Interessantissimo western di Damiano Damiani girato nel lontano 1966. E' un film che all'epoca si differenziò dagli altri del suo genere, per via dei connotati politici e morali che caratterizzano la storia. Essa essenzialmente tratta la vicenda di un sicario americano che, durante la rivoluzione messicana, si aggrega ad una banda di predoni, con lo scopo di uccidere il leader della rivolta. Visto che non si tratta di un western classico, ma di un'evoluzione del genere stesso, a tratti può risultare prolisso. Tuttavia in una pellicola così, un po' di lentezza è quasi inevitabile e il tutto comunque è "alleggerito", a parer mio, da una clamorosa interpretazione di Gian Maria Volontè. Quest'attore era davvero pazzesco, ma sopratutto era completo, capace di interpretare un qualsiasi personaggio, buono o cattivo che sia. Nel recitare la parte de "El Chuncho", l''interprete milanese supera davvero ogni aspettativa. Volontè riesce a mettere in risalto tutte le sfaccettature del ribelle messicano con un talento straordinario e molto versatile. Infatti, in certe scene "El Chuncho" riesce ad essere davvero odioso, al contrario in altre, è anche simpatico e in altre sequenze ancora, lo spettatore prova quasi empatia per lui. Le espressioni dell'attore sono perfette e l'esplicazione dei dialoghi è fantastica, inoltre Volontè se la cava benissimo ad usare l'accento spagnolo. Per quanto riguarda il resto del cast, spicca un Klaus Kinski in buona forma. L'attore tedesco non è tra i protagonisti e infatti il suo minutaggio e limitato (qui ci sono delle colpe del regista), però nelle sequenze in cui compare, fa la sua degna figura. Diverso invece il discorso per Lou Castel, inespressivo e monocorde, recitazione abbastanza mediocre. La regia di Damiani tecnicamente è molto buona, la rapina al treno è realizzata ottimamente e nonostante si tratti di una sequenza molto lunga, il director riesce a non rendere la scena pesante, ma al contrario, fluida, scorrevole e non manca neanche un po' di suspense. Molte altre scene sono ben girate, come ad esempio quella verso la fine, quando "El Chuncho" va a ritirare la ricompensa nel "quartier generale" dei ribelli. Anche tutta la sequenza finale è molto suggestiva. Inutile dire che è perfetta la direzione di Volontè e quindi è perfetta anche la caratterizzazione de "El Chuncho", soggetto reso molto particolare, nettamente pazzoide e sopra le righe. Però, il colpaccio di Damiani è un altro: riuscire a immettere la componente politico-morale nei soli 15-10 minuti finali, non facendo sembrare tale elemento mal collocato o inutile da inserire. Si, perchè da quegli ultimi minuti si capisce il senso dell'intero film, anche se fino al 95-100 minuto non si erano viste tracce di contenuti attinenti alla politica. Il regista infatti, attraverso "Quien Sabe?" fa una spiccata critica verso il capitalismo e l'alta società, prediligendo invece idee filo-comuniste e attenzioni nei confronti delle classi più povere (vedi spoiler). Messaggio questo difficilmente trovabile in un vecchio western, ma che qui è trattato davvero con maestria. Tuttavia, il regista non è mi è piaciuto molto per la direzione di altri personaggi, come ad esempio quella de "El Santo", interpretato da Kinski. Dal mio punto di vista era un personaggio molto intrigante, ben formato nella sceneggiatura, e quindi meritava più spazio. Altra cosa nella quale Damiani non è eccelso, è la narrazione della storia, la quale a volte si incarta un po' su se stessa, proponendo situazioni inutili o anche evitabili, come se il director volesse allungare un po' il brodo. Ad esempio, tutta la parte dove i nostri protagonisti sono nella città di "San Miguel" mi è sembrata un po' prolissa. Di conseguenza ne risente il ritmo del film, che vive si di costanti fiammate, però a volte rallenta vertiginosamente. La fotografia è quella classica dei western, tinte marroncino-rossastre e numerosi giochi di ombre. Caratterizzante ma non troppo. La scenografia invece è molto bella, anche qui ci si mantiene sulle classiche locations di questo genere di pellicole, però mi son piaciute molto le immense distese della steppa oppure anche le piccole cittadine che compaiono durante il film. La sceneggiatura è ben scritta, molto solido e compatto l'impianto narrativo, magari si allunga un po' in certi punti, però nel complesso funziona bene. Personaggi creati divinamente, situazioni credibili, epilogo composto in maniera strepitosa, alcune sequenze scritte stupendamente, come quella che ho già citato, in cui "El Chuncho" va a ritirare il suo bottino, e infine dialoghi serrati. Forse c'è un po' di carenza di colpi di scena, anche se nei western non sono mai stati abituali. Altro elemento degno di nota è la bella colonna sonora di Luis Bacalov, il quale spazia tra folk e composizioni fatte con strumenti a fiato.

Conclusione: gran bel western, molto pomposo e sopratutto molto maturo. Sicuramente la marcia in più la da Volontè, e seppur la pellicola ha qualche difetto, merita di essere ricordata.

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