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KINSKI - IL MIO NEMICO PIU' CARO regia di Werner Herzog

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amterme63     8½ / 10  16/05/2008 00:03:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Secondo me questo è un bel film d’amore. Werner Herzog nei fatti si era “innamorato” di Klaus Kinski. Almeno, io la vedo così. Nel film non viene mai detto esplicitamente, né questa intenzione è voluta, però lo si capisce benissimo da come evoca le vicende vissute con lui; si sente che sono state vicende che hanno lasciato un segno indelebile nell’animo di Herzog. “Amore” ha tanti significati, tante forme. Se uno, dopo 8 anni dalla scomparsa di una persona, ne serba un ricordo vivissimo, ha nostalgia, ne sente terribilmente la mancanza, vuole dire che quella persona era molto speciale e che ha toccato le corde più profonde del sentimento. Questo film riesce però anche a fare qualcosa di più che rendere omaggio alla grande figura artistica di Klaus Kinski. Senza volerlo Herzog celebra se stesso, riesce a trasmettere il messaggio che il vero genio è stato lui. Senza tanto sfoggio, senza tanta prosopopea è riuscito a realizzare opere “impossibili”, a trasmettere idee estreme, a creare immagini fortissime; il tutto con estrema lucidità e raziocinio.
La prima parte del film ci fa vedere Kinski nella sua parte più “sgradevole”: urla, inveisce, minaccia gente inerme, passa qualche volta anche a vie di fatto. Herzog ci fa capire che questa forza è qualcosa di connaturato al suo essere. La Natura lo ha portato a essere così: estremo, violento, megalomane ma allo stesso tempo creativo, espressivo, geniale. La seconda parte svela un po’ meglio cosa c’è dietro la maschera di “pazzia” con la quale Kinski amava presentarsi davanti alla gente. La testimonianza della Cardinale e della partner in Woyzek ci fanno vedere una persona rispettosa del talento altrui, tutto sommato gentile e umana, se presa per il verso giusto. Herzog non dà mai giudizi sui comportamenti di Kinski e cerca di vederli in maniera oggettiva e razionale. In questa seconda parte ci mostra lati contraddittori di Kinski che lo fanno apparire quasi un codardo, un debole. Herzog evidentemente lo conosceva molto bene, lo conosceva fino in fondo.
Raccontando i fatti riguardanti Kinski, Herzog non può fare a meno di evocare le vicende connesse con la creazione dei film che lo hanno visto interprete e lo fa tratteggiando le vicende vissute senza nascondere niente, descrivendo situazioni al limite dell’immaginabile. In più doveva gestire quella persona instabile e innaffidabile che era Kinski. Ne esce fuori che il vero megalomane, il vero pazzo era proprio Herzog, anche se era calmo, solido e razionale nei suoi comportamenti. Herzog poi era un razionale che ammirava e teneva in grande importanza l’irrazionale.
Kinski sapeva di questa “superiorità” di Herzog, lo sentiva anche se non ha mai avuto l’umiltà di ammetterlo; però alla sua strana maniera gli dimostrava fiducia con la preferenza e l’interesse che aveva per lui e quindi a suo modo gli ha dimostrato affetto. Ne viene fuori così uno strano rapporto fatto di minaccie, litigi, ultimatum che nascondono stima, affetto, comprensione e “amore”. Il tutto suggellato dallo splendido e bellissimo abbraccio che i due si scambiano quando si ritrovano ad un festival nel Colorado. Le meste e tristi parole con le quali Herzog commenta le ultime immagini di Cobra Verde ce lo fanno chiaramente capire, cosa Kinski ha significato per lui.