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WILD regia di Jean-Marc Vallée

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Spotify     6 / 10  14/07/2017 20:24:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Niente di nuovo in questo film di Jean-Marc Vallée con protagonista Reese Witherspoon. La storia è di quelle vecchie quanto il cucco, ed oltretutto, appena un anno prima l'uscita di tale pellicola, faceva il suo debutto nelle sale "Tracks", con Mia Wasikowska. Quindi, onestamente non se ne sentiva il bisogno di un altro film su un viaggio solitario nella natura selvaggia. Però ormai si sa, ad oggi le cose nel cinema vanno così.
La storia vede protagonista Cheryl Strayed, una ragazza intenzionata a percorrere tutto il Pacifc Crest Trail, circa 3 mesi di cammino. Il motivo che spinge Cheryl ha compiere l'impresa è quello di trovare un senso alla propria vita, specie dopo la morte della madre, alla quale la ragazza era molto affezionata, a soli 45 anni per cancro. Cheryl infatti si sente in debito nei confronti della madre, ed è proprio per onorare la sua memoria che allora inizia un viaggio certamente affascinante, ma anche pieno di insidie.
Dunque, niente di nuovo, siamo sempre di fronte alla stessa trama trita e ritrita. Idem per i temi etici trattati, che indovinate un po' quali sono? La volontà di redenzione per delle scelte sbagliate fatte in passato, e di conseguenza, intraprendere un qualcosa di rischioso ma allo stesso tempo stimolante per ritrovare quella pace interiore.
Tuttavia, il film raggiunge la sufficienza grazie soprattutto all'ottima interpretazione di Reese Whiterspoon. L'attrice riesce in parte a mascherare gli stereotipi sui quali la pellicola si appoggia, offrendo una performance grintosa e solida. La Whiterspoon d'altronde, è una di quelle attrici del nuovo millennio più adatte ai ruoli drammatici. E qui, per l'appunto ne da la prova. Difatti, la brava Reese dimostra di sapersi adattare con facilità nella natura più incontaminata, riuscendo a rappresentare bene l'escursionista alla ricerca di se stessa. In alcuni passaggi l'interprete riesce a trasmettere allo spettatore il suo grande malessere interiore, e ciò lo fa attraverso degli sguardi che ammaliano. L'esplicazione dei dialoghi è decisa e ferrea, non c'è mai una sbavatura.
Sinceramente mi è sembrata un po' esagerata la candidatura all'oscar, però la Whiterspoon ha offerto una prestazione di indubbio valore.
La scenografia è certamente d'impatto, si possono ammirare dei paesaggi bellissimi. Il director riesce a trasmettere delle sensazioni particolari tramite delle belle inquadrature.
Tuttavia, secondo me si poteva fare ancora meglio: è vero che Vallée fa delle ottime riprese sui paesaggi, ma l'ambiente circostante, il bosco che circonda Cheryl, non viene valorizzato a sufficienza, a causa degli ossessivi e continui primi piani sul volto della Whiterspoon. Invece l'ambientazione era tra gli elementi più importanti, difatti, non a caso l'opera si chiama "Wild".
Ottima la direzione della protagonista. Il regista caratterizza il personaggio davvero bene, ci fa esplorare il suo passato, il suo rapporto con la madre, quello pessimo col padre, la metamorfosi dalla ragazza drogata e squattrinata che era diventata, alla donna vogliosa di riprendere in mano la propria vita. Lo spettatore resta colpito dalla determinazione e dalla fermezza con la quale Cheryl si appresta a intraprendere un viaggio così lungo. Insomma, un soggetto studiato con meticolosità e trasportato sullo schermo con una certa bravura.
Il ritmo non è incalzante ma alla fine la pellicola si lascia guardare. Più che altro, come ho detto prima, Valléè si basa sui soliti cliché del genere e quindi, spesso, si ha a che fare con una narrazione prevedibile. Nonostante ciò, non abbiamo mai momenti di noia.
Molto belle secondo me, le sequenze che vedono protagoniste Cheryl e la madre. Sono scene toccanti, rispecchiano alla perfezione il concetto del legame tra mamma e figlia. Di queste situazioni ce ne sono diverse e, benché gli stereotipi non manchino pure qui, il regista riesce a rendere codesti momenti, quelli migliori del film. Ci pensa poi Julia Dern, nel ruolo della mamma di Cheryl, a condire il tutto con una recitazione strepitosa.
Il finale è di quelli iper scontati, ma la cosa alla fine non sorprende più di tanto. Su questo punto non c'è nulla da dire.
Bella la fotografia, viene messa parecchio in risalto l'ambientazione, e non potrebbe essere altrimenti. Colori belli accesi.
La sceneggiatura è buona. C'è un valido impianto narrativo, nel quale si può notare la cura con la quale sono stati messi a punto i flashback e gli eventi presenti. Tant'è vero che lo spettatore non si confonde mai e riesce a seguire il tutto con calma. La stesura dei personaggi è ottima e i dialoghi non sono da meno, magari un pizzico scontati, ma niente di grave.


Conclusione: che resta alla fine? Ne resta un film che è ben sviluppato sotto i singoli aspetti, però, al tempo stesso, è una pellicola che non ha ragione di esistere, perché non aggiunge e non toglie assolutamente niente al proprio filone che, nel 2014, aveva già detto tutto quello che doveva dire. Magari si rileva l'ottima prova della Whiterspoon, ma per il resto è un prodotto fine a se stesso, anche se ben confezionato.

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