Blutarski 8½ / 10 20/06/2008 21:54:13 » Rispondi Ho visto questo film con molta curiosità perchè ammetto che mi sto cimentando solo ora nel cinema di questo introverso regista. Ciò che subito mi ha colpito di questa pellicola è la sua carica espressiva. Il malinconico Stroszek è uno che dalla vita le prende e le prenderà sempre, un fantozzi in versione ungherese e quindi tragico. Vissuto sempre ai margini della società, disadattato, imprigionato e poi risputato fuori come un acino d'uva, Stroszek vive le difficoltà di vivere di un emarginato. A dire il vero anche le figure di Eva e Scheitz sono le tipiche icone di maltrattati ed emarginati, così Herzog li riunisce nel sogno autentico di volersi affermare, la tipica seconda possibilità che coincide poi con il sogno americano che faceva parte dell'immaginario collettivo della Germania(e non solo) di quei tempi. Mito che Herzog smonta con sottile ironia misto a inconsolabile infelicità, che ridicolizza in un certo senso. E' un film sulla solitudine, lo straniamento di un uomo che raggiunge il suo culmine in un paese in cui sei perdipiù forestiero, in cui i polli suonano il piano o ballano a gettone.
Una delle scene più belle e anche più assurde del film è il momento in cui dopo che la banca lo dichiara in bancarotta il curatore fallimentare 'esegue' l'asta. Semplicemente geniale.