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IL CANALE regia di Ivan Kavanagh

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  05/03/2015 12:16:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Presumibilmente Ivan Kavanagh è un profondo conoscitore del cinema horror, almeno quello degli ultimi anni, considerato che il suo "The canal" sembra una summa di tanti film mescolati e poi rigettati in questa storia famigliare basata -come da prassi- sulla sgretolazione dell'idillio affettivo.
La bella famigliola va a vivere nella nuova casa, tutto bene per cinque anni fino a che lei (forse) inizia a tradire il marito. Poi la donna scompare. Cos'è successo realmente?
Reminiscenze caotiche si fanno strada nella mente del cornificato, il quale non riesce a far combaciare i pezzi spiazzato da uno profondo stato confusionale e da una minacciosa presenza domestica.
"Sinister", "The Ring", "Kill list", giusto per citare alcuni dei numerosi titoli che all'appassionato non sfuggiranno, la sensazione di deja-vu si fa pressante in più punti; fortuna vuole che il regista irlandese abbia le idee illuminate riguardo una messa in scena sempre molto curata, claustrofobica, a tratti addirittura psichedelica, trovando poi definitivo alleato in uno script che da dignitoso ma piuttosto piatto passa a fornire qualcosa di molto più consono al genere, soprattutto nell'ultima mezz'ora.
Le lodevoli impennate angoscianti stanno tutte nella notevole resa di alcune scene -di cui una sicuramente destinata alle forche caudine dell'italiota censura, sempre che il film esca sul territorio nazionale- e una dose di cattiveria che monta esponenzialmente in maniera tutto sommato imprevedibile.
Si riscontra abilità nel gestire al meglio i contrasti presenti: mondo reale e soprannaturale, sanità mentale e follia, e soprattutto il dualismo tra generi come il giallo e l'horror amalgamati benissimo nell'annullamento del predominio di uno sull'altro.
Lo spettatore esperto eluderà i depistaggi decriptando per buona parte il mistero, eppure permane la curiosità di capire motivazioni e la dinamica dei fatti, oltre che la reale natura. Resta la voglia di dipanare la matassa, anche se poi le risposte elargite sono esaurienti fino ad un certo punto. Kavanagh preferisce esplicitare con parsimonia, evitando spiegoni troppo dettagliati con il rischio di minare una pellicola già fragile, tuttavia capace di generare interesse grazie all'ottima resa estetica ed a un crescendo finale pregevole.