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IL CORRIDOIO DELLA PAURA regia di Samuel Fuller

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  02/10/2014 12:04:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Johnny Barnett, giornalista rampante in combutta con la bella fidanzata, decide di fingersi folle per agevolare il suo ricovero in manicomio. Lo scopo verte nel risalire all'identità di un omicida, colpevole di aver fatto secco qualche tempo prima un paziente dell'ospedale. Nella sua impresa non è motivato da alcun senso di giustizia o spirito caritatevole, la sua è pura semplice ambizione rivolta a conquistare lo scoop storico e magari conseguire il premio Pulitzer.
La vita nella struttura non è delle più semplici e la sanità mentale del protagonista comincia a vacillare in modo preoccupante mentre l'indagine avanza collezionando una serie di risultati soddisfacenti. Tre sono i testimoni chiave: un reduce della guerra di Corea convinto di essere un ufficiale sudista durante la battaglia di Gettysburg, un nero incapace di integrarsi nella razzista società americana e passato ad essere un membro del Ku Klux Klan con tanto di esortazioni a linciare i suoi "fratelli", e uno scienziato regredito all'età infantile per il senso di colpa causato dall'aver contribuito a realizzare la bomba atomica.
Tre pazienti presenti durante il fattaccio, non semplici da interrogare vista la loro clamorosa dissociazione dalla realtà.
Fuller utilizza l'ospedale e i suoi "ospiti" come metafora del malessere sociale: c'è l'ex soldato simbolo di troppe guerre combattute e di un'ossessione anormale verso lo spauracchio comunista, il nero emarginato vittima di feroci disparità razziali, ed infine il luminare complice dell' orrore di cui si è macchiata una nazione intera.
Lo stesso protagonista è un cancro in seno alla società, è arrivista e orientato al successo a tutti i costi, tutt'altro che un esempio di integrità morale.
Girato in uno splendido bianco e nero con un paio di sequenze oniriche a colori "Il corridoio della paura" è film in cui gli aspetti thriller sono volutamente marginali (tanto che il colpevole è facilmente smascherabile), a Fuller preme denunciare i malesseri della sua epoca e lo fa in maniera ammirevole evitando di banalizzare gli argomenti con una reprimenda sguaiata.
La pellicola ha subito il passare del tempo e certe sequenze giungono un po' goffe, fatto sta che l'idea di fondo resta interessantissima e ottimamente sviluppata.