Il finale, che non è un vero finale, visto che il regista stesso ci segnala una seconda parte (un altro film, "così lontano, così vicino!", che mi propongo di vedere) quasi stona con il film.
Il vero grande pregio, per me, sono i monologhi, le domande, alcune frasi (talune vanno contestualizzate) che vengono pronunciate, veramente magnifiche, non in quanto tali, ma per come vengono dette. Infatti il regista non si inventa nulla, logicamente, da questo punto di vista (ci hanno già pensato i grandi filosofi classici e i più importanti poeti e scrittori nel corso di due millenni e più), ma trova un modo quasi leggiadro e sicuramente poetico di porre allo spettatore ciò che vuole comunicare, e ciò senza essere intellettualmente invadente, per così dire.
La parte centrale mi ha annoiato non poco, però. E secondo me la pellicola poteva districarsi meglio, senza per questo perdere la sua poeticità e la sua qualità, facendo leva sui suoi punti cardine. È per questo che do una sufficienza e basta. Secondo me si poteva scavare maggiormente sulla coscienza berlinese, nel microcosmo, e di riflesso su quella dell'umanità, a livello macroscopico, più di quanto non abbia già fatto il regista nel film; ma tutto ciò è puramente questione di gusti.