caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

TERMINATOR: GENISYS regia di Alan Taylor

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Giulianino     3 / 10  25/08/2015 19:20:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
5° film della saga, che personalmente non ritengo " canon " , è una parodia.
In tutto e per tutto un universo alternativo.
Nulla a che vedere con le origini, dopo SALVATION, si torna al solito match uno contro uno. Sempre il solito Arnold, nelle vesti di un ormai obsoleto T800 che combatte contro un modello sempre più avanzato.
Addirittura viene stravolta la storia, appigliandosi alle teorie dei paradossi temporali e dei " presenti alternativi ", JOHN CONNOR diventa il nemico da eliminare a tutti i costi.
Il film di per se non sarebbe nemmeno brutto ma chi ha seguito la saga dall' inizio, non può che rimpiangere il bellissimo filone narrativo intrapreso con TERMINATOR SALVATION.
Primo film di quella che sarebbe dovuta essere una trilogia ambientata nel futuro, senza più salti temporali, dove la Resistenza, guidata dal figlio di Sarah, combatte contro Skynet e i suoi soldati di titanio.
Purtroppo problemi legali della Produzione con il Franchise " Terminator " hanno impedito il seguito di questo nuovo, interessante e iperteconlogico filone.
T5 non regala nulla più di T2 e del mediocre T3, che già era alla frutta.
Sa di visto e rivisto, gli scontri sono sempre uguali e l' effetto colpo di scena per la mutazione di Connor lascia l' amaro in bocca e anche Arnold non sembra impegnarsi più di tanto.
L'idea poi di rendere il più umano e sentimentale possibile Swarzy, impegnato in smorfie e battutine l' ho trovata pessima.
SArah lo chiama addirittura " papà " e con uan sceneggiatura del genere, l' effetto di " Sospensione dell' irrealtà " se ne va a farsi benedire.
I volti degli attori, che cambiano in continuazione non aiutano e sinceramente, a questo giro, il casting pare riuscito davvero male.
Diverte ?
Per carità, è un baraccone fracassone ma piacerà sicuramente di più alle nuove leve, che non hanno visto i predecessori