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THE HATEFUL EIGHT regia di Quentin Tarantino

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JOKER1926     7½ / 10  05/02/2016 16:27:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella storia del Cinema, anche fra tanto tempo, Quentin Tarantino sarà studiato attentamente. Non si tratta di un semplice regista, assolutamente. Si tratta di un cineasta , che più che stravolgere dei dettami, ha creato un genere a parte, il pulp.
Violenza, sangue, sesso, dialoghi forti e sequenze drastiche sono un po' la sintesi di tale filone pulp; nel 1990 David Lynch aprì, quasi fatalmente, questo genere con "Cuore selvaggio", ma la vera linea di continuità e di massima spettacolarità è stata offerta da Q. Tarantino, indubbiamente.

L'ottavo film della regia, "Gli odiosi 8", è principalmente un richiamo, almeno scenico (costumi ed epoche) al convincente e spettacoloso "Django" , per quanto concerne invece la morfologia narrativa e di sceneggiatura, "The hateful eight" è un secondo "Le iene". Chi conosce la regia carpirà immediatamente la nostra impressione.

L'ultima fatica di Tarantino, talaltro è anche la produzione più lunga del regista, presta attenzione ai dialoghi e al confronto di diversi personaggi; essi rappresentano, vagamente, un po' tutta l'America con tutte le sue diversità razziali e il consequenziale e funesto odio.
In questa opera ritorna un po' Lumet ("La parola ai giurati") o qualcosa di Alfred Hitchcock ("Delitto perfetto"); senza dimenticare, però, "Dieci piccoli indiani". Artisticamente, poi, il film richiama, forse involontariamente, "La casa" di Sam Raimi.

"The hateful eight" al di la dei richiami e della costruzione, è figlio del secondo Tarantino, quello più accattone che strizza l'occhio al commerciale, al business.
Per noi il vero Tarantino finì con "Jackie Brown", eccetto "Django", Tarantino ha badato più a far divertire un pubblico scanzonato che ad offrire un sistema filmico più serioso e mentale, vedere ad esempio "Le iene".
Con questo preambolo possiamo dunque dire che "The hateful eight" si pone l'obiettivo di giocare (forse eccessivamente) con il pubblico e si prefigge lo scopo di far ridere più che raccontare. Cinematograficamente non tutti sono predisposti a tale disegno.
Vien fuori pertanto un film bellissimo per quanto riguarda il trash (di lusso), l'apparato dei dialoghi, coloriti e brillanti, offre almeno un 70% di successo a Tarantino. "Gli odiosi 8", d'altro canto, è un film parlato che quasi rifiuta il movimento e la frenetica azione per dedicarsi ad un gioco (presunto) psicologico. Quasi diventa un thriller.

Tarantino attraverso una regia impeccabile e debordante rende il tutto godibile, nonostante una durata di tre ore evitabile, si riconferma geniale nel lavoro del montaggio e della sceneggiatura. Anche il simbolo è parte integrante del film, il crocifisso, ad esempio, è un monito, una sorta di drammatico determinismo.

"The hateful eight" la dice lunga su un estro smisurato di un regista che forse spreca talento. Con più pragmatismo e con meno goliardia poteva nascere un superbo film d'antologia. Invece Tarantino predilige scherzarci su anche con un finale troppo sopra le righe, ed è un peccato.
Manticora  06/02/2016 18:22:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella nuova e più allargata accezione, pulp finisce per identificare, all'interno del cinema americano soprattutto indipendente, un tipo di film violento e sanguinario, che attenua l'evidente amoralità con humour nero e divagazioni surreali. Al genere appartengono, prima di tutto, i film diretti (Le iene, Pulp Fiction, Jackie Brown), codiretti (Four rooms) o sceneggiati (Una vita al massimo, Natural Born Killers) da Tarantino. Alla lista vanno poi aggiunti, con qualche distinguo, gli esplicitamente “tarantiniani” Kalifornia (1993) di Dominic Sena e Doom generation (1995) di G. Araki; i film di maestri o allievi di Tarantino come J. Woo (The Killer) e Robert Rodriguez (Dal tramonto all’alba), e perfino noir come Seven (1995) di D. Fincher o classici rivisitati come Riccardo III (1996) di Richard Loncraine. Sul versante fantascientifico possono essere considerati pulp, sia Independence Day (1996), forse non volontariamente, sia Mars Attacks! (1997), certo volontariamente conoscendo la passione per la narrativa minore di T. Burton.
Manticora  06/02/2016 18:27:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per inciso Tarantino non ha inventato niente,ha semplicemente RIUSATO (qualcuno direbbe copiato) il cinema del passato,con più tecnologia e buone colonne sonore.Basti pensare ad Umberto Lenzi,Mario Bava,Bruce Lee,Tsui Hark,Ruggero Deodato,Lucio Fulci,Michele Soavi eccetera.Indubbiamente il film è troppo lungo,e secondo me,non è granchè,come Django,Bastardi senza gloria,Kill Bill.L'ultimo esercizio di stile interessante è Pulp Fiction,poi il nulla...anche Death Prof...molto meglio Planet Terror.
JOKER1926  07/02/2016 01:53:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho letto con attenzione ciò che hai scritto, ma non credo che abbiamo una uguale interpretazione del filone pulp. Perché se mi parli di Soavi o altre regie simili, credo che siamo lontanissimi a livello di idea.
Anche io credo che Tarantino sia stato un grande regista prima, poi si è adeguato alla movida commerciale, al vero business. Ma resta un regista piu' unico che raro, nonostante qualche porcata di film.

JOKER1926
ilgiusto  07/02/2016 09:45:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono assolutamente d'accordo. Dopo Pulp Fiction di buono c'è poco. E Planet Terror è un capolavoro (ma infatti non è suo).
JOKER1926  07/02/2016 12:27:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ho letto il tuo parere e stavo per risponderti, mi hai anticipato.
Comunque si, il vero Tarantino è stato, non è.

JOKER1926