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IL POSTO DELLE FRAGOLE regia di Ingmar Bergman

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elio91     9 / 10  19/12/2010 20:08:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Strafamoso,idolatrato all'epoca e ancora oggi dalla critica,vincitore di premi a non finire. Con questo film certamente Bergman raggiunge il massimo vertice artistico del primo periodo.

Il posto delle fragole: ovvero il posto della memoria,dei rimorsi,dell'ipotetico,in una parola: il posto dell'anima. Bergman scava a fondo dell'animo umano e della sua psicologia dandoci un ritratto sensibile ma anche sereno e tutto sommato leggero della morte e della vita (se comparato al Settimo sigillo ce ne rendiamo conto ancora di più). Ma che sia un capolavoro per introspezione psicologica lo si capisce subito dalle scene oniriche,da quelle del passato in cui si affaccia frequente una sensazione angosciosa di morte sempre presente,di un destino che sarebbe potuto essere qualcos'altro solo se...

Il professor Borg (magnifico Sjostrom) intraprende un viaggio al contempo crepuscolare e di cambiamento,di fine e di inizio col filo della memoria(presente solo attraverso i suoi sogni,quasi mai felici) lungo il suo percorso. Ad accompagnarlo c'è la nuora,ci sono incontri con la Fede e l'Ateismo traformati per l'occasione in due ragazzi che quasi sempre litigano con zuffe infantili,c'è l'incontro con una giocosa ragazza di nome Sara, perfetta rappresentante della gioventù nonché specchio di un suo vecchio grande amore ma legata anche ad una delle più grandi delusioni della sua vita. E si potrebbe continuare con l'incontro con la madre simbolo autorevole e probabile causa della paura del professore per la solitudine,però stare qui a dire tutte le componenti vorrebbe dire analizzare il lavoro dello svedese in ogni sua minima parte e non renderebbe giustizia né mi sentirei adatto a farlo dopo una sola visione.
Perché il grande merito di Bergman in questo film è di non essere mai scontato,di attraversare un viaggio nella memoria come pochi altri hanno saputo fare pur imitando Il posto delle fragole; Otto e mezzo è uno di quei concorrenti illustri ma sinceramente sono talmente diversi che il paragone si ferma al rapporto vita/arte.

La struttura del film è superba e il regista ha la capacità di sapersi distinguere per originalità oltre che per la consueta profondità e intelligenza di dialoghi e situazioni: l'esempio più calzante è come Bergman sia riuscito a scoprire lentamente l'animo del protagonista,attraverso ricordi in cui lui è presente sempre da vecchio e mai da giovane. Naturale che sia così: il rimorso per scelte mai fatte aumenta ancora di più,e il ricordo non si banalizza con una storia semplice ma diventa complessa,stratificata: in pratica il ricordo è davvero tale e attraverso il sogno prende forma concreta. Lui non è mai giovane perché non può cambiare il passato ma può cambiarsi,questo sì.

Si è parlato di leggerezza ma Bergman non lo è mai e non si smentisce neanche qui; alcune sequenze sono devastanti (Sara che gli mostra lo specchio compatendolo per la sua vecchiaia è un esempio,l'esame) ma se si parla di pellicola pervasa anche di serenità,ebbene è azzeccato dire così. Non fu sereno per Bergman girarlo visto l'esaurimento nervoso che si beccò e a causa del quale si fece curare in clinica,ma è difficile non rimanere in una serena e dolce contemplazione col protagonista,alla fine,del Posto delle fragole come di un quadro,un'opera d'arte perfetta che è la Vita.