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ORIZZONTI DI GLORIA regia di Stanley Kubrick

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Ciumi     8½ / 10  14/03/2011 18:51:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Doveva essere un divertimento - mi riferisco all'ultima scena - dopo che i giochi di potere si sono compiuti, dopo che uomini hanno assassinato altri uomini, uno svago. Anche il cinema, l'arte doveva esserlo? E' una femmina tra maschi rozzi di guerra. Non sa quella lingua, è una "preda", ha paura, fissa la distanza. Canta, perché il dolore "ha una voce e non varia", e tutti gli uomini con lei, tutte le epoche e gli eserciti, cantano e lacrimano.

Di orizzonti nel film se ne vedono pochi, hanno i fumi della polvere da sparo - questa è gloria - e non si scorgono in lontananza i nemici: Kubrick non filma la guerra, ma gli uomini che la decidono o la subiscono, il suo interno - l'orizzonte si ferma al muro dei corpi fucilati.
Mentre fuori, all'uscio della locanda, un eroe, come non ne sono mai esistiti, che ha perduto e non può vincere nemmeno in una pellicola, dice: "dia ancora qualche minuto agli uomini", prima di ripartire per il fronte. Quasi si riferisse al Tempo, al mondo, affinché possano loro comprendere l'errore, la pena colpevole o, se non capirla, insieme e soli, perlomeno fermarsi a piangerla.
dobel  16/03/2011 12:38:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissima e profonda come sempre la tua riflessione. E' una vita che non vedo più questo film: me ne hai fatto tornare la voglia, credo che lo rivedrò presto. E' sempre stato uno dei miei Kubrick preferiti; meno 'pulito' rispetto ad altri titoli e, forse proprio per questo, più umano. E' un'opera molto ungarettiana... E comunque un manifesto sul fatto che le guerre si perdono sempre nel momento in cui si perde la pietà e si perde la misura dell'uomo. I miei ricordi, forse un po' remoti -a dire il vero- , mi fanno accostare questo film a 'Uomini contro' di Rosi: una pellicola meno artisticamente rifinita ma altrettanto pregnante. Ricordo il senso d'angoscia per la percezione di essere veramente appesi a un filo (come d'autunno sugli alberi le foglie), un filo che non dipende solo dal moschetto del nemico, bensì dal capriccio casuale e insensato di un superiore. Questi due film fanno dire: ma perché proprio io?
Complimenti e a presto.
Ciumi  16/03/2011 18:25:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie dobel, anch’io trovo sia il film dove Kubrick più dimostra la propria umanità, anzi è proprio questo l’aspetto che più colpisce.. anche se pure io non lo vedo da un po’.
“Uomini contro” di Rosi non l’ho visto, ma se penso a un altro film (un po’ vecchiotto) di guerra ungarettiano mi viene in mente “All’ovest niente di nuovo”, c’è una scena che mi ha ricordato molto “Veglia”.

dobel  16/03/2011 20:42:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai perfettamente ragione: quando il protagonista uccide il soldato francese nella buca e gli rimane accanto dopo aver letto i suoi documenti. Una scena bellissima, si rende conto di aver ucciso il sig. Tal dei tali...
Un bel film, un bellissimo libro e una grandissima poesia.
"Non sono mai stato tanto attaccato alla vita", chissà se Ungaretti ha pensato al finale di 'e lucevan le stelle' della Tosca di Puccini: E non ho amato mai tanto la vita!
Grandi opere, ogni tanto ricordarle fa bene al cuore, in mezzo a tanto squallore...

P.S.
Spero di non aver sbagliato poesia e che la memoria non mi abbia tradito, sono in treno e non ho un testo sottomano; in caso contrario mi perdonerai la figuraccia!
Ciumi  17/03/2011 11:26:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, che memoria, hai citato scena, il verso di Ungaretti e quello di Puccini, tutti bene; io al contrario sono dovuto andare a leggermi il testo di “E lucevan le stelle” che non conoscevo..

In effetti è possibile che il poeta avesse in mente quel finale.. però negli ultimi versi di “Veglia”, quel “attaccato” sembra essere tanto alla vita quanto, quasi fisicamente, ancora al cadavere, come la “congestione delle sue mani” è “penetrata nel mio silenzio”. Secondo me è la poesia migliore di Ungaretti.

dobel  18/03/2011 17:13:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Verissimo, c'è questo duplice significato e questa ambivalenza. Una poesia immensa!