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UNA STORIA VERA regia di David Lynch

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pinkblack9     10 / 10  27/02/2013 21:40:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
David Lynch racconta, commuove e torna a far riflettere sui temi importanti della vita, in modo dolce e poetico come solo un genio dietro la macchina da presa sa affrontare. La vecchiaia, l'importanza della famiglia, i ricordi e la saggezza, la vita e la morte, il regista abbandona momentaneamente gli incubi, le sue ossessioni e lo studio dei sogni per affrontare temi più forti e allo stesso tempo delicati con una storia incredibilmente straordinaria, basata su un fatto realmente accaduto.
Alvin Straight ha settantatré anni, vive a Laurens nell'Iowa con la figlia Rose, una madre ritardata alla quale hanno portato via i figli. Le sue condizioni di salute sono pessime, oltre a non vedere bene (che non gli consente di avere la patente), convive con un principio di enfisema polmonare e un'artrite che lo costringe ad usare ben due bastoni. Presto viene a sapere che il fratello Lyle del Wisconsin è molto malato e si avvicina alla morte. Malgrado non si parlino da tanto tempo a causa di un banale litigio e le proibitive condizioni fisiche non glielo permettano, Alvin decide di mettere da parte l'orgoglio e di intraprendere un viaggio lungo più di 350 miglia (più di 560 km!) attraverso gli stati dell'Iowa e del Wisconsin, con un vecchio tosaerba che traina un piccolo rimorchio (che diventa la sua casa durante il viaggio). Tra lande sterminate e paesaggi mozzafiato nel cuore dell'America, ripresi da raffinate inquadrature panoramiche, Alvin trascorre quasi due mesi di viaggio e incontra tanta gente, dispensando autentica saggezza e suscitando infinita tenerezza. Un pellegrinaggio interiore dunque, che raggiunge il suo apice con il ricordo sbiadito e nostalgico di un cielo stellato. La pellicola è una grande metafora del tempo sottolineata magistralmente dalle scelte registiche col vecchio Alvin sempre contraddistinto dalla sua ponderatezza e dalla sua flemma, resa perfettamente con movimenti dolci dell'inquadratura e dalla splendida interpretazione di Farnsworth. Sembra quasi che questo voglia sottolineare la fretta e la furia di arrivare tipica di noi giovani d'oggi, che non ci fermiano mai, paragonata alla serenità e lentezza di chi conosce il valore del tempo. E il viaggio di Alvin, in una visione più generale, potrebbe essere comparato alla vita stessa, fatta d'incontri e di un gran numero d'esperienze, nella quale forse il punto d'arrivo non è importante quanto il percorso in sé. Non conta dove riusciamo ad arrivare, ma il panorama che il viaggio ci riserva.
Va sottolineata infine anche la perfetta simbiosi tra inquadrature e musiche, le quali si fondono con l'emotività dei personaggi e dei paesaggi, confermando (se ce ne fosse ancora bisogno) tutta la potenza comunicativa dei film di David Lynch, portando lo spettatore a quel coinvolgimento che fa diventare questo film una vera e propria esperienza visiva, sonora, emozionale. Un esperienza indimenticabile.