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STILL ALICE regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland

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Spotify     8½ / 10  12/04/2017 04:57:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film meraviglioso, ero assolutamente convinto che mi avrebbe annoiato, e invece la sorpresa è stata enorme.
La pellicola in questione tratta, in maniera molto diretta e senza fronzoli, il terribile morbo di Alzheimer, mettendo in luce come, purtroppo, una volta contratta la malattia, è impossibile guarirne.
La storia è ambientata a New York e vede protagonista la professoressa universitaria di linguistica, Alice Howland. La donna è un'insegnante stimatissima in tutta la grande mela, è sposata ed ha tre figli. Un giorno, mentre sta tenendo una conferenza, comincia a non ricordarsi alcune parole, però in seguito, non da molto peso alla cosa. Nei giorni seguenti, ad Alice accadono altre stranezze e così la donna decide di farsi visitare da un neurologo. Il medico rivela alla professoressa che lei ha una forma molto rara di Alzheimer. La donna allora, nonostante la scoperta della terribile patologia, non si abbatte e cerca di continuare la propria vita nel migliore dei modi. Mano a mano però, la malattia si fa sempre più insistente e allora, per Alice comincerà la vera e propria discesa nel baratro.
La pellicola ovviamente, è sorretta, oltre che da una grande regia, da una Julianne Moore incredibile. L'oscar è più che meritato, l'interpretazione dell'attrice, che a me piace moltissimo, è pregna di un sensazionale realismo. C'è un'intensità che si può toccare con mano. Pare sul serio che la Moore sia affetta dalla malattia e, di conseguenza, trasmette allo spettatore tutta l'angoscia, le sensazioni, la paura e lo smarrimento della situazione. Io personalmente, mi sono sentito parecchio a disagio, in quanto, quella che pensavo fosse una malattia si grave, ma meno malvagia di tante altre, è in realtà un male davvero tremendo, tra l'altro incurabile. E per aver compreso ciò, devo appunto ringraziare la Moore, la quale attraverso le sue espressioni (uniche) spaesate e i suoi dialoghi (favolosi nell'esplicazione) trascinati, fa capire cosa significa avere l'Alzheimer, specie poi, se capita ad una persona di 50 anni. Della recitazione della Moore, la cosa che però ho apprezzato più di tutte, è stato il suo essere introversa. Spesso, attrici e attori, in ruoli come questo qui, si cimentano in performance troppo forzate, allo scopo di far vedere a tutti i costi la loro bravura in parti così intense. La cara Julianne invece, è una che ormai ha tanti anni di esperienza alle spalle, e quindi sa come funzionano queste cose. Si può vedere come lei dosi benissimo la sua recitazione, sembra che le venga tutto naturale. Davvero un'interprete meravigliosa.
Fatti tutti gli elogi, sacrosanti, alla protagonista, passiamo ora ad analizzare l'altro pilastro del film. Parlo naturalmente della regia. A dirigere la pellicola, non c'è uno ma ben due registi, Richard Glatzer e Wash Westmoreland. La coppia è bravissima in tutto.
Innanzitutto vediamo come i due directors, portino lo spettatore a confrontarsi con una malattia seria come l'Alzheimer. I registi, non sono affatto pacati "nell'esposizione del morbo", anzi, lo sbattono in faccia all'astante in modo diretto e conciso, senza fronzoli, allo scopo di far capire che, nonostante la buona volontà e nonostante l'affetto dei propri cari, questo male, almeno per ora, è impossibile da debellare. Ma il fatto è che Glatzer e Westmoreland, scelgono proprio di adottare una linea piuttosto dura. Oltre al modo in cui ci viene presentata la patologia, la coppia rinuncia, saggiamente, a qualsiasi sentimentalismo sdolcinato, facendo scivolare rapidamente nell'oblio, la protagonista.
Mi è piaciuta tantissimo questa scelta dei due registi. Io ero convinto che avrei assistito ad una pellicola melensa e leziosa, piena dei soliti cliché. Invece il film, come ho detto, è diretto, triste ed emotivo. E proprio questo è un'altro punto fondamentale della regia, cioè la vasta presenza di scene davvero toccanti. Sono parecchie e non sono mai fini a se stesse, come invece in tanti altri film "strappalacrime". Si avverte la naturalezza, la classe e soprattutto la semplicità con la quale i directors concepiscono tali sequenze.
Il ritmo è molto fluido, se pensate di trovarvi di fronte di fronte ad un mattone vi sbagliate. E questo è dovuto sempre alla scelta di rendere così dinamici gli avvenimenti, senza la solita retorica. E' anche vero che la durata è di soli 90 minuti, però ciò non toglie che i due registi siano stati davvero bravi a narrare la vicenda con tanta verosimiglianza.
Grandissima caratterizzazione del personaggio principale. I registi ci mostrano passo passo la discesa di Alice oltre i confini della memoria. Assistiamo al disfacimento totale del suo io, della sua salute fisica e mentale. Si resta colpiti da Alice Howland, mostra un grande spirito combattivo, con lo spettatore che fa assiduamente il tifo per lei.
Il finale è drammatico ed anche azzeccatissimo. E' un epilogo che non lascia speranze, fa comprendere come questa terribile malattia ti divora il cervello, rendendoti quasi un vegetale. Emotivamente molto bello.
Splendide anche le musiche. Malinconiche, struggenti, delicate. Un soundtrack azzeccatissimo, usato in modo particolare dai registi, in quanto il tema musicale, è spesso in sottofondo. Una scelta secondo me interessante, in questo modo alcune sequenze assumono ancora più valore emozionale e diventano più commoventi di quanto già non lo siano.
Tra i lati dell'opera meno riusciti, ci ho trovato innanzitutto un montaggio a volte imperfetto, capita che ci sono degli stacchi bruttini tra una scena e l'altra.
L'altro elemento non propriamente impeccabile è la sceneggiatura. Non è assolutamente malvagia, anzi, è valida, però ci sono delle cose che fanno storcere il naso. Ad esempio troviamo dei dialoghi non sempre incisivi o scontati, problema questo spesso ricorrente. Oppure qualche situazione ripetitiva. Il resto funziona, anche bene. Ottima la descrizione di Alice alle prese con la malattia. Buona anche la tratteggiatura del personaggio. L'impianto narrativo, nonostante degli episodi che si ripetono, è lineare e solido.

Conclusione: un film meraviglioso, una perla che pare sia stata dimenticata troppo presto. Gran parte del merito va ovviamente a Julianne Moore, una delle pochissime attrici ancora in grado di regalare forti emozioni, ma anche i registi fanno un lavoro eccezionale. Guardatelo assolutamente, pure perché non è uno di quei drammoni fini a se stessi, ma è una pellicola di forte impatto, emotivo e non. Quasi un capolavoro.