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UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO regia di Mario Monicelli

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lukef     8½ / 10  27/09/2013 14:35:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Titolo un po' del c***o per un film che è invece un piccolo capolavoro. Nella "confusione" tra una prima parte fantozziana (per così dire) ed una seconda di tutt'altro genere c'è invece la grandezza dell'opera. La piccolezza del personaggio, unita all'iniziale bonarietà e ad un altruismo tanto esasperato quanto unidirezionale, nascondono quell'individualismo senza scrupoli che verrà poi a galla dall'insorgere della disgrazia.
L'abilità di Monicelli e l'interpretazione di Alberto Sordi riescono ad imbrigliare entrambe le facce che, pur contrapposte, convivono senza escludersi in quest'italiano medio per il quale non si può neanche avere un giudizio tutto bianco o nero.
Perchè Giovanni Vivaldi non è certo un vincente ma nel suo vittimismo, leccaculismo e vergognoso rispetto dell'ordine costituito (fatto di cariche e titoli senza nessun merito apparente) riesce, quando vuole, a dare il massimo, sia in senso positivo che negativo, facendosi talvolta dignitosamente carico delle responsabilità che incombono.


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Da notare anche la distanza che si crea tra il protagonista ed il mondo piccolo-borghese del quale era inizialmente fervente fiancheggiatore. Solo quando la brutalità degli eventi lo travolge, emerge la reale portata dell'animo umano, incompatibile con il precedente mondo del chiacchiericcio, dell'ossequio e di tutte le ridicole convenzioni che prima lo opprimevano.
Incalzante il ritmo della parte più drammatica, con una colonna sonora che a tratti sa tanto da Hitchcock e si presta perfettamente a certe sequenze anticipatrici di eventi tragici. Neanche qualche situazione grottesca qua e là mi è dispiaciuta.
Poi giustamente uno può chiedersi: embè, dove si vuole andare a parare? Perchè in effetti non è che se ne possa trarre chissà quale morale o senso; difficilmente si ha la sensazione che il cerchio si chiuda ma credo questa "mancanza" possa considerarsi una scelta voluta, una predilezione del verismo sugli schemi convenzionali.



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