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UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO regia di Mario Monicelli

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Tumassa84     9½ / 10  07/12/2010 06:05:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film è un grandissimo capolavoro, fa piacere vedere che in Italia siano state girate pellicole così dure, ciniche e spietate; ed è altrettanto avvilente pensare al cinema italiano di oggi totalmente slegato dalla realtà e senza il minimo coraggio di osare.

Il personaggio di uno strepitoso Alberto Sordi, Giovanni Vivaldi, è uno dei più complessi e nel contempo realistici mai tratteggiati nella storia del cinema. Forse quello che si avvicina di più all'italiano medio: egocentrico, violento, servile; ma nel contempo buono, premuroso, orgoglioso. La sua personalità ci viene subito presentata nella prima scena, che contiene in sé già tutto il film: il pesce pescato mordicchia la mano di Giovanni, e lui risponde accanendosi sul pesce colpendolo violentemente ben oltre la sua morte. E ciononostante, dopo si lamenta e maledice il pesce per il taglietto nella mano, mostrando tutto il suo egocentrismo: per Giovanni, è più importante il taglietto nella sua mano che non le truculente mazzate che egli stesso ha rifilato al pesce.
Questo egocentrismo si manifesta nuovamente con i tentativi di inserire il figlio, tutto fuorchè dotato e intelligente, al ministero. Piuttosto di metterlo alla pari con gli altri e fargli fare il concorso, Giovanni è disposto a tutto, pur di entrare nella massoneria (la scena dell'iniziazione è irresistibile). Ciò è indice sì di amore e premura per il figlio, ma anche di iperprotettivismo e soprattutto di totale mancanza di senso civico. Caratteristiche che ne fanno, appunto, il perfetto ritratto dell'italiano medio.

Il film, però, a metà circa cambia completamente rotta. La divertente commedia all'italiana si trasforma improvvisamente in un film drammatico e spietato, quando il figlio di Giovanni rimane ucciso durante una rapina proprio il giorno del suo esame. La moglie, per lo shock, rimane paralizzata e il mondo cade letteralmente addosso a Giovanni. E qui egli tira fuori nel contempo il suo lato più buono e dolce con la moglie (bellissima è la straniante sequenza della camera mortuaria, con dopo lui che la rassicura sulla sistemazione della bara del figlio), e quello più violento e vendicativo, quando trova l'assassino e decide, come probabilmente avrebbe voluto fare la maggioranza degli italiani disillusi dal sistema giudiziario, di farsi giustizia da sé. E non a caso, il luogo della vendetta sarà lo stesso di inizio film in cui aveva ucciso violentemente il pesce. Il finale, poi, è amarissimo: morta anche la moglie, Giovanni rimane solo e ormai in lui sopravvive unicamente, cresciuta a dismisura, la parte violenta e vendicativa: basta così un insulto perché, con in sottofondo la stessa musica che lo aveva visto all'inseguimento del killer di suo figlio, egli si metta all'inseguimento della sua nuova vittima, che presumibilmente farà la stessa fine.

La regia di Monicelli, poi, nobilita una sceneggiatura già di per sé eccellente, con una messa in scena curata al minimo dettaglio, inquadrature superbe (per esempio quella della morte della moglie) e grandi tocchi di classe (la trovata della mosca nella scena della morte dell'assassino o la bellissima panoramica a 360 gradi che termina sul balcone di casa Vivaldi il giorno dell'esame).