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UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO regia di Mario Monicelli

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  17/10/2006 01:25:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'alienazione dell'italiano medio permane, e anzi viene incentivata: è lecito esprimere piu' il disgusto per l'uomo che pretende di organizzare la vita professionale del figlio (Crocitti, con la sua faccia da fesso) o rimpiangere la borghesia quando perde lo scopo manageriale e affettivo della sua vita?
Negli occhi di Vivaldi, noi non assistiamo esclusivamente alla perdita di un padre per il figlio, ma alla sconvolgente disarmonia del contatto con una realtà violenta che non sembra offrire risposte, nè giustificazioni.
E nella mostruosa deviazione del dramma e della vendetta, non resta che la forza brutale di un'ennesimo crimine, di un'individualismo sfrenato atto (sorprendentemente) a celare incrollabili e inviolabili sfumature paterne (nei confronti della vittima designata).
E' in quel contesto che il conformismo Sordiano raggiunge vette di espressività inconsuete, denunciando forse la sconfitta del padre nella generazione turbolenta degli anni di piombo (l'assassino è UN figlio, comunque).
Un tema che rivelo', forse in ritardo con i tempi, anche Dino Risi ("caro papa'", 1979)