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LA SAMARITANA regia di Kim Ki-Duk

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doppiaelle     9 / 10  10/07/2005 12:42:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kim Ki-Duk è l''autore più interessante emerso in questi ultimi 2 anni dalla distribuzione nelle sale (presente invece da più anni nei festival).
E'' autore di un tipo di cinema che tocca particolarmente le corde del mio animo di spettatore, in maniera tale da mettere a rischio la possibilità di elaborare una critica obiettiva: il cinema dei poeti anarchici, che rendono protagonisti i personaggi più emarginati della società trovando in essi delle capacità di distinguersi da un vivere conformista tramite desideri, sogni, azioni, talora anche sciocche, estreme o disperate, ma comunque originali, sincere e rivelatrici quindi di identità ancora vive e non omologate. Poeti anarchici come Fassbinder, Ferreri, Almodovar, Kaurismaki, Kitano.
Ne "La Samaritana" Kim Ki-Duk inventa nella prima parte un personaggio straordinario, fortemente lirico come quello di Jae-Young, creatura troppo pura e ingenua per questo mondo, per vedere quanto è in realtà squallido e pericoloso il suo piano di prostituirsi (solo per fare un semplice viaggio in Europa con la sua amica), che lei vive invece soltanto come un gioco. Crede e intende i rapporti con i clienti non come semplici incontri di sesso a pagamento, fino a innamorarsi di uno di essi, il quale, ovviamente, non ha percepito nulla del bisogno di amore e della dolcezza di Jae-Young , sordo e arido com''è e come sono gli altri personaggi di contorno del film rappresentativi della nostra società conformista. Anima candida dal sorriso angelico che non la lascia mai, nè quando vede la morte davanti sè prima di buttarsi dalla finestra e neanche quando questa l''ha già portata via con sè.
Interessante e ben espresso anche il tema dell''amicizia tra Jae-Young e Yeo-Jin, al di sopra di tutto: è per la sua amica (per "divertirsi" insieme a lei, per andare con lei in Europa) che Jae-Young si prostituisce, è per non deluderla che prova inutilmente a correggere la sua indole di vivere con trasporto sincero anche i rapporti più convenzionali e falsi come quelli tra prostituta e cliente; per Jae-Young d''altra parte Yeo-Jin, dopo la sua perdita, forza la sua natura prostituendosi a sua volta proprio con gli stessi clienti incontrati dall''amica (un modo per unirsi a lei) e restituendo loro i soldi guadagnati incassati da Jae-Young, con l''intento così facendo di redimere la sua anima, ma in realtà inabissandosi forse neanche tanto inconsapevolmente verso una forma di autodistruzione e suicidio (altro modo di riunirsi all''amica).
Terzo personaggio protagonista è il padre vedovo di Yeo-Jin, altro esempio di dolcezza assoluta, il terzo samaritano del film, che culla la figlia, ne scopre i problemi, la segue e protegge da lontano, le offre la possibilità di comprendere e redimersi (tema caratteristico del cinema di Kim Ki-Duk, basti pensare a "Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera" e qui sempre presente) attraverso non parole da ruolo convenzionale di padre, ma offrendole un viaggio attraverso la natura (che Kim Ki-Duk ci ricorda che è un valore, è capacità di ritrovarsi, di allontanarsi dalle distrazioni e quindi di avvicinarsi ai valori importanti, anche qui vedi "Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera")e le sue origini (la tomba della madre), guidandola nel modo più naturale e silenzioso come un papà animale col suo cucciolo, fingendo di aver bisogno di lei per indurla a trovare la forza di reagire (la scena dell''auto rimasta bloccata, il padre scende e pare - ma direi che finge appositamente - non riuscire a liberare le ruote dell''auto dai sassi, così si addormenta lasciando la necessità e la possibilità allla figlia di aiutarlo, ma in realtà di riuscire a farcela per conto proprio); fino a insegnarle a camminare una seconda volta, questa volta non con le sue gambe come quando era bambina, ma a guidare l''auto, metafora del camminare da adulti, da persone responsabili, del sapersela cavare in questa vita difficile, fino, proprio come papà orso o fenicottero, a costringerla a guidare-camminare da sè dandole inizialmente una strada da percorrere, poi costringendola a muoversi da sola per inseguirlo per non rimanere sola imparando quindi ad essere in grado ormai di vivere indipendentemente senza il rischio di perdersi.
Un grande film di un grande autore, che qui quasi raggiunge il risultato di "Ferro 3".