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AMERICAN SNIPER regia di Clint Eastwood

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  15/09/2015 10:28:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sin da piccolo, secondo le profetiche riflessioni paterne, Chris Kyle è stato destinato alla protezione degli altri. Ed è ciò che si trova a fare, dopo aver smesso i panni di cow-boy da rodeo ed aver indossato quelli dei Navy Seal, con i quali si reca per ben quattro volte in Iraq divenendo il cecchino più letale della storia dell'esercito americano.
Il nomignolo di "The Legend" appioppatogli dai commilitoni è significativo nel consegnare a una dimensione mitica questo ragazzone texano, dietro la cui imponente massa si cela con pregevole mimetismo Bradley Cooper.
A Clint Eastwood però non interessa glorificare alcunché, l'anziano regista porta a galla un certo tipo di cultura americana legata alla sfera della politica repubblicana, qui smussata negli angoli più estremisti. Viene restituita quindi una giustificazione interventista in onore della tanto cara triade D.io, patria e famiglia, ma al tempo stesso Eastwood è intelligente a non scadere nella retorica becera, portando invece a galla le angustie di un uomo che spara per difendere i fratelli d'armi, e al tempo stesso viene divorato dai dubbi e dai fantasmi generati da una mente sotto perenne stress.
In mani sbagliate (leggi altri registi) sarebbe potuto essere un disastro, il lungimirante Clint trova la quadratura del cerchio offrendo un tipo di cinema dal taglio classico ed in cui lo spettatore, pur imbeccato, viene sollecitato a riflettere secondo la propria coscienza.
Si racconta soprattutto delle missioni in Medio Oriente, prendendo in esame solo in modo marginale la vita famigliare del soldato, ovviamente messa in discussione dal suo inflessibile senso del dovere.
Senza dubbio avrebbe fornito maggiore completezza dettagliare meglio il ritorno a casa di Chris, ben più problematico di quel che risulti nella pellicola, anche se il senso terrificante della guerra è reso con efficacia: il primo omicidio è emblematico, mentre la beffarda morte del protagonista lo è forse ancor di più.
Il pensiero patriottico e la determinazione individuale fungono da coordinate guida in una storia dalla forma quasi documentaristica, con missioni reiterate ed intervallate da spezzoni di vita famigliare sempre più in bilico.
A mettere un po' di tensione – soprattutto agli amanti di certo cinema action populista- c'è lo scontro con il cecchino di Al Qaeda.
Cinema robusto con annesso tema ambiguo e scottante affrontato con fermezza. Non sempre Eastwood riesce a esporre tutte le sfumature del caso, ma il suo lavoro dietro la mdp è come al solito eccellente.