caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ULTIMA NOTTE A WARLOCK regia di Edward Dmytryk

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
LoSpaccone     7 / 10  02/07/2009 20:05:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nonostante una carriera costellata di alti e bassi, a Dmytryk va riconosciuto il merito, anche nel caso di film poco riusciti, di non essersi adagiato su un modo convenzionale e consolatorio di interpretare i diversi generi cinematografici ma di aver coraggiosamente provato a porre l’accento su aspetti che umanizzassero i suoi personaggi, mostrando, se fosse stato necessario, anche i loro turbamenti e le loro sconfitte. “Warlock”, una delle sue migliori creature, è perfettamente in linea con questo modo di fare cinema.
Sebbene lo schema narrativo di base sia piuttosto tipico (il pistolero mercenario assoldato come sceriffo per liberare la città da un gruppo di fuorilegge), ciò che rende il film anomalo nel panorama dei western americani ’50-’60 è la sua forte impronta psicologica, l’atmosfera opprimente e tetra (azzarderei dire “noir”) e soprattutto il disegno dei personaggi: enigmatici, smarriti, incerti su quale debba essere la propria condotta, portatori di un tormento che non possono o non sanno riconoscere (vedasi la presunta omosessualità di Tom Morgan “Quinn”, ma non solo). Siamo quindi al cospetto di un western pessimista e decadente ante litteram? Forse. In questo caso però non ci sono nostalgici resoconti del passato né il fatalismo di chi non riesce a immaginarsi il futuro. Il Western di Dmytryk non è completamente finito, è solo “stordito”, ma consapevole del cambiamento che lo sta investendo; capisce che le vecchie regole non funzionano più come prima, e lotta con se stesso per reinterpretare i concetti di giustizia e convivenza. La cittadina di Warlock è immersa in un limbo fatto di anarchia ed esasperato individualismo, una dimensione dal tempo e dal luogo indefiniti in cui buoni e cattivi si confondono mentre la Legge non sa da quale parte stare e su quale petto affiggere il proprio simbolo. Il finale del film, nella scena che vede protagonista Henry Fonda e le sue pistole, testimonia però che forse un futuro per quel mondo ci sarebbe…