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STORIE PAZZESCHE regia di Damián Szifrón

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amterme63     7½ / 10  28/12/2014 18:14:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Erano anni che non ridevo così tanto al cinema. Ho riso perché non vedevo volgarità o stupidità, ma intelligenza, ironia, attinenza allo spirito dei nostri tempi, alla nostra crisi di valori civili e morali, in cui esce fuori volentieri dal nostro animo lo spirito istintuale e animalesco.
Il film in fondo è un esercizio stilistico (mai compiacente per fortuna) su come si possa ridere sulle tragedie, sulle follie, sulle ingiustizie e soprattutto sulla pazzia umana. Lo stile è apparentemente pulp (abbondano le scene in cui si vede il sangue, spesso si esagerano i termini visivi, i fatti vengono congegnati in maniera assurda, sarcastica, su tutto domina uno spirito puntuto e arguto, che sorprende e intriga lo spettatore), ma un abisso etico separa questo film da quelli di Tarantino. Nei film del regista americano si esclude qualsiasi attinenza sociale e civile e ci si concentra sugli individui in sé; i fatti avvengono come slegati da qualsiasi contesto che non sia quello riflesso dei patrimonio dell'immaginario collettivo postmoderno. Questo film argentino invece affonda impietoso nella realtà civile (in quasi tutti gli episodi si tratteggia l'appartenenza sociale dei protagonisti, viene messo bene in evidenza se si tratta di ricchi borghesi o no) e in tutte le storture del nostro vivere moderno (la nevrosi che domina incontrastata, la corruzione, il potere dei mass-media, il condizionamento del ruolo, ecc.). Insomma è un campionario dei guasti della nostra cosiddetta "civiltà" (ah Rousseau, come questo film ti dà ragione).
Il tutto mostrato in maniera efficacissima perché non ci si appella ai mezzi indiretti del ragionamento e del bagaglio culturale, ma si fa uscire direttamente dal nostro animo la risata coinvolgente e complice (ci sentiamo in fondo molto accomunati con i vari personaggi).
Certo tutto è trattato in maniera abbastanza semplificata e/o stereotipata (non si raggiunge la profondità e la complessità d'animo che hanno i personaggi dei film di Almodovar), ma tant'è: siamo in presenza di una commedia leggera e più di tanto non c'è da aspettarsi.
Dulcis in fundo si riscontra anche una notevole perizia tecnica e visiva. Infatti per tutto il film ci si esercita letteralmente a far coincidere il punto di vista con lati insoliti (spessissimo gli oggetti maneggiati), conferendo alle immagini senso di varietà, fantasia e anche coinvolgimento (è come guardare a tutto tondo).