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UN PICCIONE SEDUTO SU UN RAMO RIFLETTE SULL'ESISTENZA regia di Roy Andersson

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dagon     2 / 10  21/02/2015 01:16:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Leone d'oro al festival di Venezia.... Vabbe'... Una specie di versione scandinava di "cinico tv": inquadrature statiche con gente brutta e squallida, immobile, silenzi o frasi proferite in modo piatto ed atono, oltre che lentissimo. Uno dei film piu' fastidiosi ed irritanti che abbia visto negli ultimi anni. Mi ha urtato esattamente come quando sono andato al museo d'arte moderna ed un sistema di compiacenti critici & co. ha cercato di convincermi che quattro coni di plastica a strisce arancioni appoggiati per terra, di quelli usati per segnalare i restringimenti di carreggiata sulle strade, fossero un'opera d'arte ("perche' l'artista ha voluto esprimere..." Ma andate affa...). Frammenti e siparietti surreali, in un tripudio di calcolatissima e narcisistica pseudoautorialita' da strapazzo (oltre che secondo un modello di cinema d'autore vetusto), che vorrebbero farci vedere quanto e' misera la nostra vita... Grazie, dopo questa ora e quarantacinque di tedio profondo la mia e' ancora piu' misera.
Per alcuni questo e' IL cinema, registro e rispetto l'opinione, per carita', ma per me e' l'ANTI cinema, ne' piu' e ne' meno della piu' becera delle americanate, seppur sull'estremo opposto...
Si dice che il mondo sia bello perchè è vario... mah...
fiesta  21/02/2015 15:38:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
io credo che un film fatto in cinque anni non possa essere facilmente assorbito, o comunque non può essere assorbito nell'ora e tre quarti di durata. Dagli un po' più di tempo, non lasciarti semplicemente irritare dalla difficoltà di comprensione. Andersson non ha fatto il film in modo da non essere capito e quindi fare il figo (ha 70 Andersson e i soldi ce li mette lui per farsi i film!!! credo che tutto voglia fare tranne l'artista figo!). Magari cerca semplicemente di raccontare una storia in un modo diverso, non convenzionale, ma bisogna ammettere che il suo sguardo è unico ed il suo modo di raccontare le storie è, di nuovo, unico. Tu dirai: meno male! Io invece dico: meno male che lo fa, meno male che esiste uno sguardo diverso sul mondo e che ho avuto la fortuna di condividerlo. Qua non si tratta dell'artista contemporaneo che cerca la fama, questo si è indebitato per fare i film, ha chiuso bottega e si è reinventato pubblicitario pur di aver a che fare con l'audiovisivo, e con i soldi guadagnati ci ha provato di nuovo!!! E' uno che muore per il cinema, o forse vive per il cinema. Non credi valga più dell'ora e quarantacinque (stizzita!) che gli hai concesso?
Regista Ricky  21/02/2015 20:26:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Purtroppo c è troppa discrepanza tra quello che vedono i critici che premiano i film, e quello che il pubblico vuole.
Il film non l ho visto, ma se devo andare al cinema per impazzire a cercare di capire il senso di una pellicola allora preferisco non vederlo, mi basta la mia vita.
Non intendo che amo le baracconate idiote, amo il cinema anche impegnato, ma devo poterne comunque godere. Spero di essermi fatto capire.

fiesta  21/02/2015 22:55:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma non si tratta di semplice ricerca del senso. E' quello secondo me l'errore che si fa quando si guardano determinati film. Per molti registi il contenuto della loro storia non deve può e non deve essere facilmente colto perché:
- spesso non lo è nemmeno per loro
- vedono il cinema come ricerca di un significato, dunque lo stanno cercando insieme a noi
- credono che la vita abbia troppe sfumature per darne una visione univoca
Potrei continuare per ore ed elencarti un'infinità di motivazioni che possono portare un cineasta a credere che dare un significato ad un film vuol dire giudicarlo, dunque porsi al di sopra della propria opera, al di sopra del proprio pubblico, in sintesi sentirsi una divinità. Molti registi lo fanno e non li critico, ma credo che siano limitanti per lo spettatore, perché questo qualcuno che gira il film si spaccia per una divinità quando invece è un essere umano uguale a noi. Non ha tra le mani l'essenza della vita, né il significato profondo, non è Dio! Ora ciò che apprezzo di registi come Andersson è la loro umanità. Cosa può avere di personale e peculiare un essere umano? Lo sguardo sul mondo. Il modo di vedere le cose. Privo di giudizio, in sintesi è lo sguardo di un piccione. Non educa, non giudica, non insegna. Mostra attraverso una rappresentazione. E prova piacere nel farlo.
Regista Ricky  22/02/2015 04:39:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ragionando così proprio per questo però i loro film vengono ignorati dai più.
Riprendo l esempio dell opera d arte, se ci sono 4 coni per terra puoi definirti artista quanto vuoi, per me sono 4 coni per terra e bravo non te lo dico.
Lo stesso lo riporto nel cinema, se il film è difficilmente fruibile e lo stesso regista non ha ben chiara la strada che vuole prendere, allora per me sono solo 2 ore di immagini come potrei farne io.
Per me il regista deve darmi quel qualcosa in più per non farmi dire, te lo avrei fatto io con una videocamera da 100 euro.
Devo uscire dalla sala più completo, non più dubbioso.


fiesta  22/02/2015 11:03:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In primis ti consiglio di vedere il film perché è studiato nei minimi particolari, è ricchissimo ed è l'ultimo film di una trilogia sull'essere un essere umano (come suggerito dallo stesso autore). Dunque nella fattispecie sappiamo che il regista parla dell'essere umano. Certamente Andersson ha un modo di vedere l'essere umano piuttosto peculiare, non aspettarti che ti dirà la verità ultima sull'essere umano, perché non ne può essere capace. Nessun essere umano è padrone della verità assoluta, dunque l'artista al massimo ti può far vedere ciò che è è visibile assolutamente a tutti solo da un punto di vista diverso, dunque può aiutarti a comprendere ulteriori sfumature della realtà, che magari ti sfuggono durante la quotidianità, o magari non hai il tempo di rifletterci a lungo. Non si tratta dunque di essere più o meno completi, nessuno ti può completare purtroppo, al massimo si può avere uno sguardo diverso sulle cose (ed è già tantissimo e tanti film lineari lo fanno, non lo metto in dubbio). Questo film (anzi questa trilogia) ti aiuta a vedere delle sfumature che sono difficili da vedere, ci mette la lente di ingrandimento e te le rende più semplici da cogliere. Ma non è solo questo. Ci sono anche momenti di ilarità, di tristezza, di confusione, è pieno di amarezza, pieno di cinema e di vita. Il film è ricco, quindi per piacere vallo a vedere.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  22/02/2015 18:52:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si vede che non avete mai letto samuel beckett
fiesta  22/02/2015 19:17:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ho letto tanto F. Moccia però
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/02/2015 00:31:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah ecco
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/02/2015 22:17:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma non ce l'avevo con te
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/02/2015 22:23:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Senti Dagon non posso dire che il film mi abbia entusiasmato, troppo di maniera e pretenzioso, ma credo anch'io che un film che cita Beckett, Kaurismaki, Pinter, Roth, Bergman, Kusturika, Brecht (citato secondo me nel gustoso episodio della barista zoppa, forse il momento piu' bello del film) non sia girato a caso e non meriti una stroncatura tanto spietata.
fiesta  24/02/2015 10:23:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
figurati scherzavo, nella fattispecie ho letto pochissimo.