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SILS MARIA regia di Olivier Assayas

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     9 / 10  13/11/2014 08:11:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il travaglio dell'interpretazione, la sua interazione con la vita reale, le implicazioni della lettura e della messa in scena di un testo teatrale: di questo e di rapporti umani (non solo amorosi) parla e scava il 59enne regista parigino Olivier Assayas in un film davvero bello, intrigante, profondo e ottimamente costruito. "Sils Maria" sembra la versione dedicata al teatro de "La nuit américaine" di Truffaut, ed è stato girato e "sentito" dagli attori come uno splendido omaggio -per nulla banale, anzi, molto molto sopraffino- ai "mestieri" e ai "mestieranti" dello Spettacolo.
Davvero intrigante la trama che mette Maria Enders, affermata attrice quarantenne (una splendida Juliette Binoche, non ci fa rimpiangere minimamente le sue performances con Kieslowski), di fronte alla maturità attraverso la preparazione (controvoglia) di una pièce teatrale di cui fu co-protagonista vent'anni prima; questa volta, però, a lei non toccherà più il suo ruolo bensì quello che a suo tempo fu di un'altra collega più anziana allora sugli allori. Come se non bastasse, mentre la Enders era una sconosciuta che sbaragliò con la sua interpretazione l'affermata co-protagonista, il regista che attualmente la convince ad assumere il ruolo più maturo decide di affiancarle una piccola starlette americana ben conosciuta al pubblico grazie ad un blockbuster hollywoodiano e grazie a una accorta campagna scandalistica veicolata tramite internet.
L'attrice quarantenne cade quindi doppiamente in crisi: sia nei confronti del ruolo (che non sente suo, essendosi del tutto identificata col personaggio che recitò vent'anni prima), sia perché si trova a dover competere quasi alla pari con la giovanissima (e disinvolta) collega.
Tuttavia la vera prova non sarà neanche questa: la morte dell'autore della pièce cui l'attrice era legatissima e soprattutto il profondo rapporto che la lega alla sua assistente poco più che ventenne (una straordinaria Kristen Stewart, semplicemente impeccabile, splendida e bravissima), la costringeranno a dover maturare in fretta affrontando una situazione reale in tutto e per tutto simile a quella immaginata nella pièce stessa.
Ma non è tutto: Assayas, da critico cinematografico, ci propone una riflessione sulla costruzione e sulla percezione del cinema e dei vari prodotti artistici, in particolare della percezione che di essa hanno le diverse generazioni al di qua e al di là dell'Atlantico, giungendo però a conclusioni che superano i facili stereotipi spiazzando prima Maria Enders e poi noi con lei; ben costruiti come sono, i vari personaggi di "Sils Maria" consentono infatti una identificazione e un allontanamento da parte del pubblico praticamente perfetti.
Sorretto da una bellissima fotografia leggermente sottoesposta e quindi sgranata, ambientato tra paesaggi montani mozzafiato (location in Svizzera, Austria, Alto Adige), accompagnato da una colonna sonora sublime, ma soprattutto suffragato da interpretazioni dense di sensibilità e di autoironia (bellissimo rivedere Angela Winkler in poche ma intense sequenze; Binoche, Moretz e Stewart in libera competizione a chi è più brava ad arricchire di sfumature psicologiche i propri personaggi; abilissimo Assayas a distribuire i ruoli sovrapponendo realtà e finzione), costruito su una solida sceneggiatura "di ferro" dai dialoghi brillanti e toccanti (secondo i canoni della miglior scuola francese di cinema), "Sils Maria" è una piacevolissima sorpresa che ci fa riassaporare il gusto perduto della Nouvelle Vague, immerso però nella realtà del nostro tempo. A ricordarci che la (meta)finzione teatrale (e cinematografica) finisce sempre con l'essere molto più reale della realtà che viene (meta)rappresentata.