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INTERSTELLAR regia di Christopher Nolan

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julian     7 / 10  24/11/2014 03:19:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cominciamo con una (doverosa) mia cronologia delle impressioni:
la prima volta al cinema è stata quasi come per ogni film di Nolan, cattura totale, sospensione dell'incredulità solida e inamovibile – almeno per tutta la prima parte – una condizione di completo dipendere dalle immagini sullo schermo e la sensazione permanente di stare per assistere a qualcosa di "grosso". Nel frattempo, le casse del cinema stavano sparando epicità sotto forma di suoni grazie alla superba, e questo è un giudizio confermato, colonna sonora di Zimmer.
Alla fine del film, rimaste un bel po' di perplessità, avevo già voglia di rivederlo, come è stato per Inception, ma i punti da chiarire erano di più e più sfilacciati.
Leggendo su internet opinioni e giudizi vari, ho cominciato ad accorgermi dei limiti e delle incongruenze (tante) nella trama, oltre che delle varie forzature con le quali il film riesce a trascinarsi fino alla fine, ma l'idea che vi fosse un grande disegno unitario che comprendesse – e giustificasse – tutto, galleggiava fiduciosa nella mia testa.
Non è possibile, pensavo, che il grande Nolan, il regista di The Prestige – tra i più grandi thriller degli ultimi 10 anni, autentico manifesto del Nolan cinema che si autodichiara come trucco, artificio scenico per la meraviglia dello spettatore – de Il cavaliere oscuro – punto esemplare della rilettura in chiave moderna del fumetto attraverso gli stilemi del film d'azione e un contesto verosimile – e di Inception – Il thriller psicologico, dal punto di vista proprio delle ambientazioni, che fa della sceneggiatura una struttura quanto mai complessa ma coerente, funzionante e chiusa – abbia fatto questo popò di premesse per arrivare a un prodotto banale.
Il terzo capitolo di Batman aveva tuttavia dimostrato i limiti del cinema di N.: Dark Night Rises sembra reggersi su grandi sequenze "di costruzione" che girano a vuoto, non ben compensate dall'effettivo svolgersi della trama, oltre a mostrare i primi segni di leggerezza nella sceneggiatura.
In ogni caso per farmi un'idea precisa e completa del film, e chiudere i dubbi di trama intanto che erano freschi, sono andato a rivederlo.

Qui c'è un tentativo di riassunto della trama. Uso gli spoiler a mò di nota, ma in realtà è tutto un grosso SPOILER:

Cooper è un ex astronauta e ora fa il contadino. Sua moglie è morta e lui vive con i due figli Tom e Murph

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER e il nonno Donald. Sulla Terra stanno morendo tuberi e cereali e l'umanità ormai si applica solo all'agricoltura.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
In base alle decodificazioni dei messaggi di un presunto fantasma che "abita" in camera di Murph, Cooper scopre la sede della NASA, dove ritrova il professor Brand. Questi gli spiega che l'umanità è destinata presto a scomparire e lo convince a partire per scoprire nuovi mondi abitabili: Cooper e il suo equipaggio dovranno entrare in un wormhole (messo lì da qualche essere superiore) per accedere a un'altra galassia dove esistono 12 mondi possibili, ricevere le informazioni relative ai mondi inviate dai 12 astronauti che vi sono atterrati, valutare le più attendibili e colonizzare quindi il pianeta con più chance di accogliere l'uomo.
Nel frattempo il professor Brand sulla Terra dovrà risolvere un'equazione per il controllo sulla gravità, per poter salvare anche gli uomini rimasti lì a morire.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
L'atterraggio sul pianeta del Dr. Miller, che risente dell'attrazione del buco nero Gargantua, fa perdere a Cooper 23 anni a causa della distorsione dello spaziotempo e si risolve con un buco nell'acqua

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER ;
il pianeta del Dr. Mann non può ospitare vita, ma il dottore aveva falsificato i dati pur di riavere un contatto umano

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Nel frattempo sulla Terra Murph è diventata una scienziata al servizio del dottor Brand, mossa dal desiderio di risolvere l'equazione. Solo alla morte del professore, Murph capisce che essa è irrisolvibile dal loro punto di vista limitato.
Cooper, presa coscienza che non potrà più rivedere Murph, si stacca dall'astronave che si avvia alla volta del pianeta di Edmunds, terzo e ultimo pianeta da cui arrivavano dati, e si lascia risucchiare da Gargantua, nella disperata speranza di poter infrangere le leggi del possibile.
Nel buco nero si ritrova dietro la libreria della cameretta di Murph, in un'iperspazio da cui ha accesso a tutte le possibilità temporali: Cooper capisce di poter dialogare con Murph tutte le volte che si è trovata in quella stanza. Prova prima a cambiare la storia, senza successo ovviamente, inviando il messaggio Stay a sé stesso, poi comprende di essere lì solo per dare istruzioni a sua figlia. Istruzioni su come risolvere l'equazione, che solo con un punto di vista oltre l'orizzonte degli eventi poteva esser risolta.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
La Dr.ssa Murph sulla Terra, abbandonata a sé stessa, capisce che l'unico luogo dove può esserci soluzione è la sua cameretta, per quel particolare legame che aveva col "fantasma". Qui padre e figlia finalmente si riconoscono - entrambi hanno preso coscienza, in diversi modi, del loro scopo – e grazie alla loro collaborazione Murph può finalmente completare l'equazione. Esaurito lo scopo della sua esistenza, il tesseratto si richiude e Cooper (in circostanze pochissimo chiare) si risveglia in una stazione orbitante attorno a Saturno. Grazie ai progressi ottenuti dai suoi suggerimenti l'umanità si appresta pian piano a trasferirsi alla volta del pianeta di Edmunds, su cui sta raccogliendo dati la dottoressa Brand.
Sulla stazione c'è il ricongiungimento finale tra padre e figlia, a età completamente ribaltate.

La struttura di fondo di questo ennesimo organismo complesso di Nolan risulta, a una visione più accurata, fondamentalmente coerente e funzionante (come sempre dunque), se si tralasciano o si prova a giustificare razionalmente le forzature che rischiano di far crollare il gioco: è una storia in cui, per un volere superiore non ben approfondito (uomini del futuro, si lascia intendere), il destino dell'intera umanità si trova a dipendere dal rapporto tra due individui.
Cooper:
- lascia Murph per donarle un futuro, ma confida di tornare da lei
- al fallimento riportato sui primi due pianeti decide, per amor di lei, di penetrare il segreto del buco nero
- nel buco nero si ritrova in un dispositivo iper-spaziale che gli permette di comunicare con Murph in maniera esclusiva tramite la forza che trascende il tempo e lo spazio (la gravità, l'amore ?)
- da qui trasmette a Murph il funzionamento dell'universo.
I nostri protagonisti seguono un copione già scritto da qualcun altro per salvare l'umanità: non è l'amore che salva il mondo dunque, ma l'estrema intelligenza di questi signori; l'amore tuttavia è il mezzo, il vettore universale, la forza causale messa al servizio di un disegno predeterminato (il Dr. Mann rincara la dose: sono stati scelti uomini per questa missione e non robot, perchè l'istinto di sopravvivenza, che è un pò un amore per noi stessi, ci guida). Già ne La guerra dei mondi l'uomo sopravviveva per una sorta di volontà intrinseca, di diritto alla vita genetico; qui le persone prescelte - non tutte quindi - sono guidate al giusto dall'amore (Cooper e Murph, che proprio in virtù del loro particolare rapporto d'amore sono messi in condizione di salvare l'umanità e solo in virtù di quello riescono a salvarla; la dr.ssa Brand, in maniera secondaria, che si fa finalmente condurre verso Edmunds). Si può dire che N. sia riuscito a rendere letteralmente il concetto che "per amore faremmo milioni di chilometri", trovando così il plauso di molta gente che solo da questo aspetto l'ha valutato e si è accontentata e la freddezza di coloro che disprezzano una visione così involgarita. La grandezza del cinema di N. sta comunque nell'offrire una serie di suggestioni, oltre a una lettura chiara e univoca della vicenda: per esempio la facilità con cui si passa da una scala micro- a una macroscopica (uomo – umanità – universo) e la possibilità che esse possano compenetrarsi, condizionarsi e infine chiudersi in un cerchio (dal buco nero alla libreria, ma è come se fosse la testa di Murph) lasciano immaginare che per N. l'universo è un organismo e ogni organismo è un universo, suggerendo di rileggere tutto in chiave soggettivista (tante verità quante sono i soggetti).
Insomma la roba nella caldera è tanta, le ambizioni altissime, i modelli proibitivi.
I Nolan sembrano non controllare appieno quello che ci hanno buttato: la complessità del disegno avrebbe richiesto tempi molto più lunghi per poter uscire in maniera elegante. Invece si è costretti (dopo 2 ore e rotte di film) a uno spiegone molesto, in cui i personaggi consegnano allo spettatore le chiavi della comprensione pensando ad alta voce.

Per fare un resoconto finale, Interstellar è un meccanismo forse noiosamente eccessivo, sicuramente non misurato e simmetrico come lo sono The Prestige e Inception. Mira troppo all'indulgenza degli spettatori in vista di un disegno finale a cui valga la pena assistere e sembra innamorarsi oltremisura delle scene epic di impacchettatura. E in generale, prendersi parecchio sul serio non è mai una posizione comoda quando si affrontano spettatori agguerriti, ma il cinema di Nolan ha senso solo in rapporto alla singola esperienza visiva. Credibili o no, i voli pindarici dei due fratelli sono solo artefizi propri dell'antico mestiere del prestigiatore, paradossi di Escher su pellicola e, si sa, scoprirne i trucchi è molto meno affascinante che restare a guardare.


Ultime considerazioni sparse:
- McConaughey è l'attore fig.o del momento, quindi sembra una scelta obbligata affidare il film a lui;
- mitica la colonna sonora di Zimmer;
- ma Caine non invecchia mai ? 23 anni passati su di lui solo con una sedia a rotelle;
- bellissima la scena della partenza di Cooper che si sovrappone al countdown dello shuttle;
- troppo fig.o TARS, sicuramente il design non ha senso ma fa ridere e poi un robot col sarcasmo e sincerità al 90%. Ci metterei la firma.