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WHITE BIRD IN A BLIZZARD regia di Gregg Araki

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  30/01/2015 10:45:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come si può vivere dopo la sparizione nel nulla della propria madre? Inizialmente bene sembra dirci Gregg Araki, soprattutto se la donna in questione è una casalinga repressa ed alcolizzata.
La sempre stupenda Eva Green è imprigionata in un matrimonio privo di soddisfazioni, quindi gelosa della propria figlia neomaggiorenne con ancora in mano tutte le carte migliori per costruirsi un futuro appagante.
La madre sfida la figlia in una sfibrante e malsana competizione femminile con la disillusione della maturità e le belle speranze della giovinezza a cozzare fino alla misteriosa sparizione, un'assenza che in principio significa libertà e zero oppressioni.
Un vuoto che Kat (la sorprendente teen/femme fatale Shailene Woodley) tenta di comprendere e affrontare più per dovere che per reale convinzione. Il tempo passa e il fattaccio sembra scivolarle addosso; con la maturazione però arriva dirompente il bisogno di sapere, Kat viene seguita nel suo passaggio da un'età indubbiamente frivola alla consapevolezza della donna, incapace di completarsi in quanto mancante di un tassello fondamentale.
Araki è sempre bravo a scandagliare psicologie adolescenziali senza scansare concetti scabrosi, accorpandoli lodevolmente con desideri, bisogni e insicurezze.
Questa volta l'approccio è un po' inconsueto, se da una parte le tematiche sono note c'è un modo diverso nell'affrontarle, l'avvolgente lucidità dello sguardo riporta al miglior melodramma americano insediato in una provincia da sempre dimora (semi)inattaccabile dei misteri più sconvolgenti.
Tuttavia non interessa per una volta insistere sull'ipocrita doppiezza della "società per bene": il poliziotto quarantenne che fa sesso con la protagonista o gli amici di questa -l'obesa Gabourey Sidibe e il vistoso gay Mark Indelicato- non vengono stigmatizzati, bensì trattati come particelle indispensabili per la formazione di Kat.
La missione concerne nell'accettare una verità di taciuto dominio pubblico, più assurda che dolorosa per essere reale, sino ad un finale splendidamente chiarificatore di ciò che poteva essere intuibile. La regia misurata, i colori caldi, il cast in stato di grazia e la colonna sonora da urlo (The Cure, Cocteau Twins, Depeche Mode, New Order, ecc.) sono altri elementi (per nulla periferici) determinanti la bravura di questo regista, assolutamente da annoverarsi tra i migliori filmaker della sua generazione.
hghgg  30/01/2015 11:55:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Devo vederlo anche soltanto per la colonna sonora càzzo... Che gruppi.
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  30/01/2015 15:30:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Assolutamente si, ma anche il resto è notevole ;)