Rollo Tommasi 7½ / 10 03/03/2015 12:18:49 » Rispondi Inconsueto per la sottoscritta recensire un buon film come The Judge, ma allo stesso tempo dedicare più righe agli spoiler critici. La spiegazione è che il film mi è piaciuto, è sorretto da ottime prove di recitazione, soprattutto di Robert Downey Junior e del mastodontico Robert Duvall, da una sceneggiatura brillante, da una trama semplice ma efficace, essendo un legal thriller introrbidato da intrecci familiari forse un pò troppo insistiti, ma che si ricompongono in un quadro, di caratterizzazione progressiva, realistico ed apprezzabile: nell'insieme il risultato è la promozione con buoni voti. Troverete qua e là spargimenti sapienti di fervore patriottico, di sogno americano pronto ad implodere ma sempre vivo nello spirito dei personaggi, di melensaggini familiari che come la risacca delle onde del mare raggiungono perfino le aule giudiziarie, ma non rimarrete delusi dall'ensamble.
Eccoci alle dolenti note: gli incredibili errori della parte legal, che abbattono il voto del film. Le vorrei numerare. 1) La linea difensiva di puntare sulle amnesie provocate dalle cure chemioterapiche non sarebbe stata accettata dall'accusa, sarebbe stata materia di obiezione, forse accolta, perchè l'infermità mentale può essere veicolata nel processo a fini scusanti solo attraverso le conoscenze esperte dei periti; Billy Bob Thornton, che ci viene presentato come un procuratore assatanato di giustizia, per coerenza del personaggio avrebbe dovuto obiettare; certo, la difesa era quella di sostenere che l'imputato avesse confessato una cosa diversa dall'avere ucciso per premeditazione proprio in virtù di un'amnesia patologica che voleva tenere nascosta per non inficiare la prorpia reputazione di stimato giudice, ma un'obiezione seria della pubblica accusa avrebbe interrotto lì l teatrino; 2) veniamo al teatrino padre-figlio: non sarebbe stato ammesso il dialogo strappalacrime tra imputato ed avvocato, padre e figlio, perchè nella realtà un'accusa seria avrebbe fatto obiezione per la palese irrilevanza del fatto (che in passato il padre avesse condannato a pena mite la futura vittima in quanto vedeva in lui l'indisciplinatezza del figlio Hank), se non addirittura per la carica di suggestione emotiva che ingenera nella giuria (come a dire, giurati attenzione, che non avrebbe mai potuto ucciderlo di proposito ma al massimo per colpa o preterintenzione, perchè in fondo lo considerava una persona fallibile come il figlio)... 3) la linea difensiva prosegue con l'ultimo tassello: all'imputato viene chiesto pronunciare il nome dell'usciere di colore che lavorava con lui da ventanni, per dimostrare che l'età avanzata e la chemio avevano reso la sua memoria fragile, e ovviamente l'imputato non lo ricorda: ma questo punto non è decisivo perchè è l'imputato a sostenere di non ricordare, mentre solo un perito può stabilire il reale stato mentale di una persona tratta a giudizio!! Le americanate dispensate nel film sono altrettante. ma mai fastidiose fino a rendere insolente il prodotto; le più evidenti sono: il personaggio della Farmiga: era presentata come una cameriera, e questo incupiva il nostro protagonista Hank, rampante avvocato di successo, ma poco dopo il regista la trasforma nella proprietaria del locale in cui lavorava, dando lustro ad un'epopea da "sogno americano"; il rapporto padre-figlio sviolinato che si trascina addirittura nell'aula del processo; la bandiera americana sullo sfondo che provoca emozioni patriottiche in Hank dopo i funerali del padre; la canna da pesca, il baseball, il giardinetto con le ortensie, lo sbobinamento dell'album di famiglia, ma quella forse è solo la componente melensa; la competitività estrema che aleggia nelle vite dei personaggi; ci mostrano senza pietismi che il vecchio si fa cmq 7 mesi di galera (ed era stato condannato a 4 anni) perchè la legge americana non guarda in faccia nessuno... (le stime di Amnesty International espongono una diversa opinione al riguardo).
In finale resta in sospeso: Hank deciderà di seguire le orme paterne diventando giudice? Osserva la sedia del padre e si lascia sfuggire uno sguardo incuriosito ed una scintilla di ispirazione. Io dico di SI'