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THE ROVER regia di David Michôd

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  11/03/2015 12:45:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tre balordi dopo una rapina si impossessano di un auto. Purtroppo per loro il tipo a cui la sottraggono è ben poco raccomandabile, uno di quelli che alla violenza dà del tu.
In "The rover" spicca immediatamente il contesto da western apocalittico. L' interminabile distesa di polvere e asfalto fa da scenario ad un mondo incattivito, reso ancor più violento da un'apocalisse di probabile natura economica. Il protagonista ha il volto barbuto di Guy Pearce, che misterioso e di poche parole appare ferocemente deciso a riprendersi il maltolto con ogni mezzo.
Nell'impresa viene accompagnato dal fratello "tonto" di uno dei criminali, trovato per puro caso sul suo cammino e poi salvato da morte certa unicamente per il proprio vantaggio.
Dal folgorante crime-movie famigliare "Animal Kingdom" David Michod prende le distanze, guidato da un minimalismo che spegne ogni rigurgito action ed offre un racconto dai tempi ipnotici, asciugato di ogni surplus e ottimamente combinato con la desolante ambientazione dell'outback australiano.
Il viaggio verso una delle tante deprimenti località rimaste in piedi per puro miracolo è punteggiato da avvenimenti di varia natura, con incontri piuttosto bizzarri spesso segnati da rare quanto repentine esplosioni di violenza.
La scrittura dei personaggi è di buon livello: seppur spesso solo accennate piacciono le figure secondarie, impegnate in un freak show di spregevole umanità allo sbando; interessanti i protagonisti definiti secondo minime ma significative informazioni riguardo il loro conto. In particolar modo si distingue Pearce, il quale dona grande intensità al suo controverso personaggio mentre Robert Pattinson, nonostante il ruolo ben caratterizzato e il generoso apprezzamento di buona parte della critica, a me è parso semplicemente imbarazzante a livello recitativo.
Michod convnice solo a sprazzi e più dal punto di vista estetico che contenutistico, risultando incisivo in maniera ondivaga nella riflessione su un mondo alla deriva che trova nell'epilogo -piuttosto sorprendente- quel barlume di umanità piacevolmente stridente con la natura pluriomicida del protagonista e con l'essenza ferina della pellicola stessa.