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VIZIO DI FORMA regia di Paul Thomas Anderson

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  01/01/2016 20:46:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non nascondo sia stato il film che più ho atteso nel 2015, Anderson che incontra Pynchon, Anderson che non riuscirebbe a sbagliare film neanche con Adam Sandler protagonista (andate a controllare), un regista che porta avanti i suoi drammi a struttura corale raccontando storie che hanno definito i caratteri dell'America, raffigurando i controsensi di un Paese attraverso soggetti ad astrazione aneddotica, in superficie porta quell'America che sta nel sottosuolo, quella testimone dei grandi eventi che l'hanno forgiata (la strage di Manson, Vietnam, la fine della cultura hippie), senza mai prenderla di petto, evidenzia le contraddizioni del sogno americano, spesso cavalcati da uomini complessi, assorti nella solitudine, istitutori del culto o esponenti dell'efferato capitalismo.
Pynchon è un grovigliatore di fili narrativi, dalle trame inscindibili e difficilmente semplificabili all'interno di un soggetto narrativo, un po' come le sue tematiche ad accezione complottistica, sono nodi di teorie da cui si evince che l' America per Pynchon si è fatta erede del nazismo hitleriano, Reagan ha spento le ideologie sessantottine, lui resta legato molto a quegli anni precedenti alla war on drugs e il suo penultimo lavoro 'Vizio di forma' racconta proprio quell'America.
La fotografia ricorda molto quella degli esordi, talmente accesa da dare la sensazione che stia per eruttare i colori fuori dal televisore, gli anni '70 sono riprodotti come se ad ambientarli fosse stato Houser col suo Grand Theft Auto, Doc Sportello è la fusione tra Lebowsky e il Ralph Meeker di 'Un bacio e una pistola', potrei continuare per analogie per evitare di raccontare una trama di un'affascinante inconcludenza, perchè come spesso accade in Pynchon è il viaggio che conta non l'arrivo, è come scegliere di prendere la pillola rossa e sviscerare i decelebrati che si frappongono al protagonista, districarsi nel suo stile labirintico, Phoenix interpreta il personaggio più esilarante della sua filmografia, un hippy strafatto sotto le spoglie di un detective maldestro, Anderson dal canto suo esce fuori da questa matassa da cui ci si è infilato da solo con grande maestria, guardando ad Altman che è sempre stato nelle sue corde, e trasponendo un autore che ha l'etichetta di sacro e che mai nessuno (eccetto un regista tedesco) ha osato profanare.