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VIZIO DI FORMA regia di Paul Thomas Anderson

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wallace'89     8 / 10  06/05/2015 16:36:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per me bellissimo Inherent Vice, forse l'ho apprezzato anche più del Grande Lebowski, visto che si cerca in tutti i modi di accostarli sempre e comunque.
Però tra i due secondo me c'è uno scarto di tono fondamentale, dettato dalle logiche della contestualizzazione temporale. A me il film di Anderson è parso, pur sotto il segno di un'ironia psichedelica (gustosissima), la celebrazione struggente e malinconica di un'epoca al tramonto...tutto questo ovviamente nel film dei Coen non c'è, segnato e caratterizzato da un più freddo e cinico distacco da "reduci", come lo sono i personaggi di Bridges e Goodman con cui si ride ma soprattutto se NE ride. E a questo, con le nostre logiche temporali e il gusto parodico dissacrante di certo post-modernismo più malevolmente ironico, siamo forse più abituati.

L'impatto del film di Anderson è più straniante e stravagante, perché cerca, anche attraverso la voice over del noir, di fare empatizzare con un protagonista strafatto e vedere così delle indagini assurde e ingrovigliate innanzitutto attraverso i suoi occhi. L'effetto di visione"alterata" così è perfettamente efficace e condotta su binari sempre a rischio di deragliamento.

Anche l'utilizzo dei codici di genere del noir, è meno posticcio e citazionista del film dei Coen, perché non servono tanto a evocare delle coordinate di particolare universo filmico di riferimento, quanto a dipingere un sentire "paranoico" più vicino alla realtà degli anni, degli spy-movie d'inchiesta in cui collusioni e sfiducia nelle istituzioni politiche erano all'ordine del giorno ( non che oggi sia troppo diverso eh...) e il rapporto tra "persone libere" e forze d'ordine diventa particolarmente simbolico.

Momenti cult comunque da ricordare non mancano, e almeno un piano sequenza da manuale che per carica di tensione erotica e psicologica mi ha riportato alle atmosfere di Paris Texas.
E se proprio vogliamo fare dei paragoni, un altro referente possibile è quel gioiellino del Lungo Addio di Altman.

Coronano il tutto una colonna sonora di cui innamorarsi all'istante (Dio abbia in gloria Johnny Greenwood e i Can, sempre e comunque) e un cast di prim'ordine assolutamente favoloso.

(Ah, il libro l'ho letto e il film è addirittura meglio)