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VIZIO DI FORMA regia di Paul Thomas Anderson

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Mike91     10 / 10  02/02/2017 06:02:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Premessa: non sono un patito di Anderson. Magnolia l'ho rivisto dopo anni e m'ha un pò annoiato. Altri film mi sono piaciuti.
Con questo suo vizio di forma ho un rapporto strano. Quando uscì lo andai a vedere al cinema, da solo, come faccio sempre. Lo aspettavo da un pò. Non avendo letto il libro dal quale è tratto, ma conoscendo la reputazione di Pynchon di essere uno scrittore fluviale ma intraducibile e inacchiappabile, ero veramente curioso di sapere di cosa si trattava.
Sarò sincero. Vedendolo, nulla ci capì. Sullo schermo viaggiava un'atmosfera satura, situazioni e azioni gommose. Gommoso e denso è questo capolavoro. Poi c'è anche da dire che sapevo che di lì a qualche giorno avrei dovuto fare un qualche cosa di ansiogeno (andare a trovare mio padre (non chiedetemi!)) ed ecco che non riuscivo bene a concentrarmi, molto mi sfuggiva. Vi sarete resi conto che per apprezzare bene un film, o semplicemente per guardarlo attentamente, bisogna essere nel presente, fusi qui e ora con ciò che si sta facendo, cioè guardare il film, attenti, e quasi sciolti, col divenire del film, noi stessi proiettati nel divenire-film.
Mi spiego? Ecco, mentre lo guardavo non riuscivo a concentrarmi e mi sentivo un pò irritato e annoiato, tanto di aver pensato alla sua fine come una liberazione. Poi però nei giorni successivi ci pensai e qualcosa cambiò: mi resi conto di aver visto qualcosa di strano, forse un capolavoro. Non avrei saputo spiegarmi questa cosa, ma avevo questa sensazione, netta; che questo film era un capolavoro. Un opera fumosa, viscida, scivolosa, giocherellona, fluida, ma anche livida, cinica, nichilista, triturante. Da poco l'ho riguardato. E ho avuto voglia di dire la mia. A volte vedo un film e anche se mi piace non so cosa scrivere in questo sito eccetto frasi convenzionali che tappano il buco. Do un voto e scrivo qualche frase sciatta, e via...qui invece voglio dire qualche cosa di diverso. Poiché sento che questo film mi riguarda, e mi guarda anche, mi è venuta voglia di scrivere. Voglio prendere posizione e lottare per questo film.

Contesto particolare della pellicola sono gli anni burrascosi dell'icona vampirica di Nixon, e della sciagura Vietnam, e delle Black Panter, militanti neri pronti a riscattarsi. Sono anche gli anni in cui una generazione fricchettona, hippie, vedeva lentamente ma inesorabilmente marcire quelle illusioni romantiche e dolcemente collettiviste che aveva coltivato, di una fratellanza pura e utopica, contro l'utilitarismo americano. Venne Manson, non a caso più volte citato nella pellicola, ma non solo lui, e quell'epoca crollò, colpa anche dell'incapacità di questa controcultura di organizzarsi autonomamente, senza dipendere da quel sistema che poi l'avrebbe assorbita al suo interno superandola, cancellando la legittima domanda di una generazione a scoprire qualcosa di nuovo, per vivere in un modo diverso, in un mondo diverso.

Anderson utilizza un genere ancora degno di significati come il noir per regalarci una storia che attraverso lo scenario bizzarro di quegli anni cavalca la sconfitta e la perdita, la paura e la paranoia di un'intera società. Ne ricava un effetto straniante e inconsciamente metaforico che non si preoccupa tanto della chiarezza della trama, della sua risoluzione e così via, ma che è sopratutto interessato a comunicare, attraverso una trama abbastanza labirintica, la necessità di uno sguardo contraddittorio e distorto dove realtà e sogno (tutto il film sembra un sogno, e quando Sportello reincontra la sua ex c'è sempre qualcosa di strano; sopra il divano, sembra quasi in stato di sogno) bene e male, giusto e sbagliato, si combinino e e si confondano, per disegnare un affresco paranoico che cela sempre la sua matassa nascosta, la sua ombra non ancora del tutto chiarita: qualcosa di non pienamente visibile che però vedendo il film sembra quasi essere lì lì per essere scoperto.

E' questa forse una pellicola indispensabile ed iconica che dietro la sua apparente frivolezza vuole gettare uno sguardo su una certa antropologia americana di quegli anni lì e sulla sua deriva abbastanza triste; mettendosi a scavare per portare alla luce i relitti colorati di un epoca ormai terminata ma che in qualche strano modo ci riguarda ancora e riguarda tutti. In Vizio di forma tutto è strambo e deviato, tutto è così semplice e a un tempo così complicato e durante lo svolgimento si è come sommersi da una quantità infinita di rovesciamenti e fratture della trama, di inversioni e di rovesciamenti, con una straordinaria fluidità delle scene che scivolano l'una dentro l'altra, come se il film volesse un pò fuggire da se stesso e dalla sua documentazione storicistica mostrandoci l'assurdità di quella società (anche della nostra?)

C'è qualcosa, in questo neo noir così melodico, in questa Odissea semi-lisergica, che non è totalmente qui, c'è una differenza che non so nominare, che forse mi sto inventando, non lo so, non sono un critico, ma è uno slancio mattacchione che domina il film, di cui mi forse mi sono reso conto io perché sono mattacchione anch'io.

Però penso che la bellezza del film stia proprio in questa sua pedagogica complessità, questo continuo depistarci e depotenziarci per poi sbatterci sul grugno che non serve capire, che non c'era niente da capire: lasciando a noi il compito, e il piacere, di collegare le cose che devono essere collegate. O magari di rinunciare a farlo.
Con un Phoenix stralunato, strafatto e straordinario, e una femme non poi così fatale che è l'aggancio liquido e dolcemente *******sco della storia, e un altro personaggio femminile interpretato da un'arpista che è poi la narratrice sognante e sorniona di tutta la storia, un sortilegio arrapante ed esoterico, quasi mamma per il protagonista, credo che Vizio di forma per essere apprezzato, olte a necessitare di più visioni, come è stato nel mio caso, richieda che ci si lasci andare al suo ritmo non solo filmico ma anche umano; che ci si dimentichi beatamente del razionale e del particolare e ci si lasci finalmente sommergere da un'atmosfera generale difficile da descrivere, ma che nondimeno ha la singolare capacità di appiccicarsi all'inconscio di chi la sa riconoscere e apprezzare.

Film consigliato se avete voglia di abbandonare la banalità del significato e lasciarvi cullare dalla molteplicità e dalla preziosità dei suoi molteplici significanti.
Lo rivedrò ancora un giorno. Alla faccia di quelli che dicono che è noioso.

Bye Bye.
wallace'89  01/03/2018 02:11:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravo.