caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL GIOVANE FAVOLOSO regia di Mario Martone

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
massapucci     7 / 10  18/10/2014 19:49:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Allora, che dire?!
Anzitutto il film lo consiglio. Non mi è dispiaciuto. Cos'è che non va? Beh, in primis avrei preferito un film più essenziale, più diretto, più perforante. Mentre il Leopardi del Martone a tratti sembra essere un po' dispersivo, come se perdesse di vista l'obiettivo. E a proposito: qual è questo obiettivo? Cioè della figura molto complessa di Leopardi cosa ha voluto trasmetterci Martone? Questo per me resterà un dilemma, almeno fino ad una eventuale prossima visione. Perché se Martone voleva mostrare proprio questa complessità, non è che abbia centrato in pieno tale fine.
Il film si può dividere in due macro parti: la prima è quella della prigionia in recanati; la seconda è quella col ranieri, e dell'affezione della mancanza dell'amore e del sesso. La prima è la migliore. La seconda la tira per le lunghe, e solo a sprazzi sa essere potente, come si addice a leopardi (vedi, ad esempio, le sequenze della ginestra o del pastore errante dell'asia). Ma si doveva proprio così insistere sulla storia d'amore fallita con fanny e sulla gelosia segreta? Mah, io ne dubito. E inoltre la scena del "s'agapò" era proprio necessaria? Anche qui non saprei; mi è sembrata un pochetto fuori luogo.
Mi pare, non vorrei sbagliare, che il film finisca con questi versi tratti da "la ginestra": << E tu, lenta ginestra, Che di selve odorate Queste campagne dispogliate adorni, Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai. >> Questa conclusione mi ha lasciato perplesso. Leopardi era certo un nichilista; ma era anche un immenso poeta. E proprio la poesia, e le illusioni sono le uniche cose che per leopardi ti permettono, per la breve durata che la caratterizza, di vivere la vita nella consapevolezza, ma anche nell'oblio - ed è qui che sta la poesia - della nullità di tutte le cose. Ma la poesia nell'ultima scena dov'è? Non solo, dov'è nel film la poesia? O meglio, è filo conduttore del film, ma solo come trovata stilistica, tecnica: che sicuramente rende piacevole il film, ma che raramente va oltre, essendo tali poesie (a parte l'infinito) tutte spezzate, recitate non integralmente.
Ora mi si potrà rispondere: si, ma questo è un film. Eh, lo so!, ma nella misura in cui sul genio di recanati sono state scritte migliaia e migliaia di pagine, non c'è tutto questo bisogno di farne un film se il film non tenta il più possibile di avvicinarsi alla grandezza di leopardi, di coglierne l'essenza.
Quindi per riassumere: film fatto tecnicamente bene. Ottimo Elio germano: sicuramente nota positiva. Ma si poteva fare meglio. Film comunque, come detto, piacevole.
Forse lo rivedrò.