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CLASS ENEMY regia di Rok Bicek

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Spotify     7 / 10  30/11/2018 05:38:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una bella sorpresa proveniente direttamente dalla Slovenia.
Di film su ambienti scolastici ostili, ne sono stati fatti tanti, ma questa pellicola ha qualcosa in più.
La storia è ambientata in un liceo e vede protagonista una classe in particolare. Un giorno, arriva un professore di tedesco nuovo, Robert Zupan, dai metodi duri e conservatori. Fin da subito, il rapporto tra Zupan e la classe non è buono, fino a quando non giunge notizia che una ragazza di quella stessa classe, si suicida. I motivi che l'hanno portata a commettere tale gesto, non li conosce nessuno. Fatto sta che, questo drammatico evento, basterà ai ragazzi della classe di innescare una vera e propria ribellione contro il professor Zupan e contro il sistema.
Dunque, quella che Rok Bicek, al suo esordio cinematografico, mette in scena, è una metafora della società odierna. Il regista infatti, non fa un film incentrato propriamente sul sistema scolastico, ma utilizza tale elemento, allo scopo di mostrare lo scontro sociologico che si ha nella società attuale.
E' uno scontro tra culture diverse, ovvero quelle dei giovani d'oggi, non propensi ad apprendere certe regole che sono state insegnate alle generazioni precedenti, e gli adulti, i quali, se necessario, si travestono da "autorità" per evitare che i giovani si perdano.
Bicek, i giovani di oggi, ce li mostra apparentemente strafottenti e sfacciati, ma, di fronte a certi avvenimenti, sono estremamente sensibili e pronti a tutto pur di combattere per la loro causa. In questo, io ci ho visto anche una critica rivolta ai tutori di questi ragazzi, i quali, evidentemente, non fanno abbastanza per far si che i giovani stiano al loro posto. E quindi, a volte, serve una figura come quella di "Robert Zupan" a mettere in riga gli irrequieti ragazzi.
Ed è esattamente qui che avviene lo scontro, quando i ragazzi capiscono che di fronte hanno qualcuno che non permette loro di fare ciò che vogliono e ciò che loro ritengono giusto.
Bicek è molto bravo nell'annullare i ruoli del professore e dei ragazzi: infatti, dopo un po' di tempo, non si sa più chi stia facendo la cosa giusta e chi quella sbagliata. Dipende tutto dalle circostanze, dal volere delle persone. Fatto sta che il director elimina totalmente quel confine che separa il giusto dallo sbagliato, sfociando nel caos. Ad esempio, non si può dire se sia giusto o sbagliato quello i ragazzi fanno nei confronti del professore, come ad esempio quando prendono possesso della radio. E non si può dire se sia giusto o sbagliato il comportamento di "Zupan" a seguito della morte della ragazza.
Ovviamente, il regista analizza anche il sistema scolastico attuale. Ed abbiamo uno scontro anche qui, ovvero nei metodi di insegnamento e comunicazione tra professori e alunni: da un lato abbiamo i modi conservatori di "Zupan", dall'altro, la disponibilità e l'apertura, quasi amichevole, degli altri docenti nei confronti degli studenti.
La caratterizzazione dei personaggi è ottima. Sono tutti molto credibili, specie i ragazzi, dai quali viene fatto trasparire un reale senso di angoscia e tristezza.
Il ritmo è dinamico. La pellicola procede speditamente e cattura l'attenzione dell'astante sin dai primi minuti.
C'è da dire poi che Bicek, fa davvero un lavoro eccezionale dietro la macchina da presa, in quanto il film è girato solo in interni. Davvero bravo questo director.
Ben fatte le sequenze che vedono protagonisti i ragazzi e il professore. Sono scene cariche di pathos, dove si ha la sensazione che potrebbe succedere qualcosa da un momento all'altro.
Il finale è fatto bene. Non conclude propriamente il film, mostra soltanto l'ultimo, atteso, confronto tra "Zupan" e gli alunni.
Bella la fotografia. Colori accesi ma grigi, volti a sottolineare l'atmosfera tesa che si respira.
Anche la scenografia funziona. La scuola è ricreata benissimo.
Il cast è valido: i ragazzi sono tutti bravi, ci mettono molto impegno. Ognuno dei giovani attori tira fuori tanto carattere e tanta passione. Un plauso ad ognuno di loro.
Igor Samobor è senza dubbio bravo, però l'ho trovato fin troppo impostato. Carica troppo la parte. Tuttavia, il suo sguardo glaciale è assolutamente funzionale e la freddezza con la quale pronuncia i dialoghi non è facilmente dimenticabile.
La sceneggiatura è efficace: non parliamo di uno screenplay articolatissimo, ma senza dubbio ferreo e diretto. L'impianto narrativo è buono, molto intenso a tratti, segno che le idee c'erano. I dialoghi sono ottimi, idem la stesura dei personaggi.
Magari, una pecca che si può riscontrare, è che, in certi momenti, il film risulta un tantino artefatto.


Conclusione: un film che ragiona su più vedute. Bicek, esprime il suo pensiero in maniera concisa e coerente. Non è un capolavoro, ma questo "Class Enemy" è senza dubbio uno dei prodotti cinematografici più interessanti degli ultimi anni. Una visione ci sta tutta.

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