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MOMMY regia di Xavier Dolan

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Invia una mail all'autore del commento williamdollace     10 / 10  15/12/2014 13:46:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Quando pensi ai più grandi momenti di un film, credo che quasi sempre sceglierai quelli che hanno a che fare con le immagini piuttosto che con le scene, e di certo mai quelli incentrati sulle parole. Ciò che un film fa meglio è utilizzare le immagini con la musica, e credo che questi siano i momenti che si ricorderanno." Stanley Kubrick

Mommy è puro Cinema in preda all'estasi della visione, che incendia la carta da parati per autocombustione, statisticità per organi caldi in meno di un irriverente 4:3, il venticinquenne Xavier Dolan mostra una padronanza del montaggio e della musica da brividi scansando il contesto e mostrando soltanto i volti e il racconto di quello che portano con sé. Le crepe della violenza, l'amore come una genetica maledetta dalla sindrome di combattimento, volti di tenerezza e isteria, che portano con sé passato e luoghi al di là della strada e al di fuori degli istituti, geolocalizzate anime rabbiose Born To Die che tentano di mettersi in pari o scardinare quel poco che non è ancora maceria. E qui lucido divagare, coltello e martello di montaggio di Dolan che dipinge e penetra, la cui camera fissa inchioda il dramma come allo stesso modo lo fa saltare in un circo manomesso geniale che fa urlare muti dalla commozione, perché questo concorso in favoreggiamento dello schermo viene squarciato da sequenze indimenticabili che divaricano l'immagine Wonderwall (e il cuore) venendo di scheggio, ridefinendo il racconto, innestando il futuro in fast-forward, piovendo lacrime sul finestrino della istantanea consapevolezza di un furto immediato di libertà pronto a sfondare le pareti. Quella libertà, con la sua precisa veemenza, che possiamo coltivare soltanto nell'atto artistico, l'ultimo in cui ci sia concessa davvero, SEMPRE.