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ANARCHIA - LA NOTTE DEL GIUDIZIO regia di James DeMonaco

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sev7en     3½ / 10  27/08/2014 20:18:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ad un anno dal primo discusso capitolo di quella che sarà probabilmente una saga se non un'epopea, DeMonaco torna in sala giocando alla volpe e l'uva ma pur riuscendo a raggiungere l'ambito frutto toppa inesorabilmente stagione.

Il primo de Purge di certo ha introdotto tematiche nuove ed originali, alla stregua di Hunger Games, ma tant'è e di peso erano i buchi narrativi e di regia che si attendeva il sequel per consacrare nell'olimpo hollywoodiano il regista americano, senza scomodare fattori come hype e aspettativa, cresciuti in modo direttamente proporzionale al debutto in sala.

DeMonaco, fiutato il vento, ha quindi pensato di adattare regia, sceneggiatura e trama non a quelle regole non scritte che tuttavia governano il mondo (ci sono ricchi e poveri, chi comanda e chi subisce, chi ha libero arbitrio e facoltà di scrivere vangeli super partes) per condannarne stereotipi e limitazioni ma per placare i cori Levati dal web. Ci troviamo quindi un lungometraggio che sposta la camera dagli spazi chiusi e claustrofobici delle quattro mura domestiche, agli open-space modello GTA (il videogioco) che ammiccano tanto ad Arancia Meccanica quanto al Giustiziere della notte con un finale che riporta alla memoria il truce gioco al massacro di The Running Man.
L'intento del regista e chiaro: partire da un problema noto, sovrappopolazione ed equilibrio sociale, per mostrare come ego ed arroganza di chi voglia ergersi a Dio sulla terra, i ricchi, padri fondatori sotto il mantello protettivo della legge, abbiano il potere di definire l'ordine delle cose in netta antitesi a quella selezione, naturale, che regola l'ecosistema nei restanti 364 giorni dell'anno.
Di naturale però c'è ben poco se la notte dello sfogo è marcata rosso sangue sul calendario, come la valvola di sfogo a pressioni e tensioni accumulate per un intero anno, tenute sopite, rancorose, dentro cuore ed anima, e sprigionate senza freni in una vera e propria mattanza. La domanda di fondo dovrebbe essere ben altra, come il fine del film: può, quel vuoto pneumatico che si fa gioco delle nostre vite essere colmato in questo modo?

Le fondamenta quindi non ci sono e declinando il film per aspetti diversi come recitazione, pathos o giudizio complessivo, si torna ai luoghi comuni dell'occasione mancata perché vada il budget contenuto, gli attori sconosciuti, eccezion fatta per l'eroe di turno, una fotografia buona seppur spoglia di tratti distintivi, ma perché buttarla lì alla stregua di un survival-thriller/horror?

A fine proiezione si resta perplessi su cosa sia passato a video, con più dubbi di quelli creati con il primo episodio, il che rimanda ad un terzo appuntamento citofonato già a metà film.