caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL PECCATO DI LADY CONSIDINE regia di Alfred Hitchcock

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Godbluff2     6½ / 10  23/09/2022 18:09:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I finali sono importanti. Sono importanti soprattutto se di per se quello che veniva prima, pur valido, non era esattamente la vetta artistica del regista in questione.
"Under Capricorn" è un buon film devastato da un finale terrificante.
Peccato perché a me stava anche piacendo. Apprezzo sempre quando un autore da prova di versatilità nel genere di film che affronta, anche uno molto legato ad un genere in particolare come Hitchcock è giusto che ogni tanto sperimenti tipi di narrazione differenti e generi differenti; poi è vero, Hitch non era troppo a suo agio al di fuori del "thriller" ma questo tentativo di film in costume-(melo)drammatico non è affatto da buttare, per quasi tutta la durata almeno, ha parecchie cose positive al suo interno.
Certo, fu un'operazione produttivamente e commercialmente disastrosa, pensata male e gestita peggio. Costi alti, buona parte dei quali spesi per l'elevatissimo compenso di Bergman, ormai stella hollywoodiana per eccellenza, in un film che deluse il pubblico perché "non era un thriller" (brutto vizio questo del pubblico, è una maledizione simile a quella del Martin Scorsese "quello dei gangster movie" quando invece ne avrà girati quattro in tutta la carriera e lui si che è un maestro dell'eclettismo e ha girato quasi sempre grandi film attraversando svariati generi, ma questo è un altro discorso...) e che quindi fu un flop mostruoso e portò al fallimento della casa di produzione di proprietà dello stesso Hitchcock.
Lui si pentì del film, finendo per essere forse anche troppo severo con esso, si pentì di aver girato un film in costume con poco humor e troppo dramma (ed è un peccato, vedi discorso sulla versatilità ma Hitch a livello di "genere" è sempre stato poco portato per film troppo lontani dal "thriller") e c'è anche da dire che Ingrid Bergman stessa, la costosissima mega-diva che si rivelò una delle armi a doppio taglio per il film, era ormai stufa del gigantismo Hollywoodiano e del suo stato di "Diva numero uno"; questo sarà per diverso tempo l'ultimo suo film americano, con la svedese in procinto di reinventare completamente la sua carriera (e la sua vita) in Italia, con Rossellini. Tutt'altro cinema, tutt'altro mondo.
Eppure, dicevo, a me il film stava piacendo. Esteticamente raffinato, le lunghe e fluide carrellate in piano sequenza sono perfette per esaltarne la bellezza visiva e dare ampio respiro alla narrazione, mentre i primi piani riescono a sottolineare splendidamente ogni preziosa sfumatura espressiva dei volti degli attori, sfumature fondamentali in alcune scene chiave del film.
Hitchcock dunque si adatta bene al film in costume e sa usare lo stile di regia e di messa in scena più appropriato per l'occasione.
Mi stava piacendo anche la storia, e la caratterizzazione dei personaggi era molto valida, entrambi i Considine sono personaggi complessi e sfaccettati, tormentati e profondamente umani, rinchiusi in un drammatico vortice discendente di vizio e senso di colpa (il solito senso di colpa hitchcockiano fortemente centrale anche in questo film così diverso per genere e stile dagli altri); Ingrid Bergman, non nuova a personaggi molto "al limite" (soprattutto per gli standard americani dell'epoca, si veda anche "Gaslight" di Cukor) offre un'altra ottima prova nei panni dell'alcolizzata, fragilissima lady Considine e Cotten è altrettanto convincente. Gli attori si sono preparati al meglio e non si può dir loro niente.
A livello di caratterizzazione sono tra i personaggi più ricchi e complessi di Hitchcock fino a quel momento, molto probabilmente, proprio perché la storia richiedeva un maggior approfondimento e un maggior scavo psicologico nelle figure dei protagonisti rispetto alla maggior semplicità espressiva necessaria ai meccanismi hitchcockiani di parecchi film thriller-spy precedenti.
Il personaggio della domestica è uno dei più gustosamente irritanti e squallidi della galleria hitchcockiana, un ottimo ritratto di sub-umanità.
Naturalmente ci sono sequenze capolavoro di puro stampo "thrilling" che il grande maestro riusciva ad infilare in qualsiasi suo film con assoluta maestria: la sequenza dell'avvelenamento e della testa è grandissimo cinema, da applausi a scena aperta.
Tutto bene insomma, non era un capolavoro ma era un bel film con guizzi da vero gioiello, Hitch se la stava cavando egregiamente in questa sua sortita in costume tutto sommato... Poi si sono dovute tirare le somme ed arrivare al finale, ed è un disastro.
Il finale è bruttissimo, forzato e inverosimile all'inverosimile, perdonatemi il gioco di parole. Si può chiaramente vedere il copione arrampicarsi sugli specchi, scivolare giù e sbattere malamente le chiàppe a terra. Ahia. Dolori anche per lo spettatore che nell'arco di 5 minuti scarsi vede smontato e privato di coerenza tutto ciò a cui aveva assistito fino a quel momento, 5 minuti di pura follia.
Uno dei finali più brutti e affrettati messi in piedi da Hitchcock, inspiegabile un finale del genere che rovina davvero di parecchio un film altrimenti valido; inspiegabile se non con una perdita di interesse nei confronti del film da parte di Hitchcock e collaboratori, che concludono male un progetto che non aveva evidentemente mai convinto fino in fondo il buon Alfredo.
Ah, secondo film di seguito in Technicolor per Hitchcock, lo abbandonerà per qualche anno per poi riprendere il colore ed utilizzarlo per la maggior parte dei suoi film da "Dial M for Murder" in poi.