caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

WELCOME TO NEW YORK regia di Abel Ferrara

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Mauro@Lanari     5 / 10  06/10/2019 13:58:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il Ferrara della svolta mondana e dantesca
Un film ch'include tutt'i livelli di discorso cui ci ha abituato il miglior Abel Ferrara, ma con delle svolte forse decisive nella sua cinematografia. Due direttori idealisti e sinistrorsi, quello del FMI (Dominique Strauss-Kahn alias DSK) e quello del set (director), accomunati da un ruolo demiurgico pregno di delirante volontà di potenza, padroni di corpo e animo dei loro subalterni che non si ribellano (è da "Occhi di serpente" del '93 che Ferrara istiga all'ammutinamento senz'essere ascoltato). Dunque ancora salvezza, giustizia e redenzione però stavolta abbandonando speranze divine e congetture teologiche. Forse c'è spazio per un intervento umano e politico (ecco spiegato il contemporaneo biopic su Pasolini), e quest'opera ce ne fornisce un esempio estremo: il rapporto burattinaio-burattino è rovesciato in nome dell'atavica "lex talionis", la pena viene comminata qui e ora, la colpa della reificazione e dell'asservimento, del declassare le soggettività a oggetti, viene espiata mondanamente e secondo regole da contrappasso dantesco. Quanto Devereaux/Depardieu nel completo sfascio psicosomatico infligge all'inizio, poi lo subisce per l'intero prosieguo del lungometraggio, mentr'il regista autoimpone alla propria libertà creativa una rigida stretta semidocumentaristica, un grado per lui inusitato d'adesione al realismo. Realismo più nel plot (comunque dal suddetto senso multistratificato) che nelle scelte espressive: montaggio nervoso e nevrotico, cinepresa quasi sempr'a mano, fotografia notturna e cupa, un paio di sguard'in macchina, l'omaggio all'agognata innocenza dedicato a Truffaut e al suo "Domicile conjugal" ("Non drammatizziamo... è solo questione di corna!", 1970); infatt'il duello sulla figura dominante prosegue agl'arresti domiciliari con la moglie interpretata dalla Bisset. Non so quanto "Welcome To New York" possa essere capito da chi non è ferrariano di stretta osservanza.

Mauro Lanari