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WELCOME TO NEW YORK regia di Abel Ferrara

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Spotify     7 / 10  06/07/2017 17:20:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Interessante film di Abel Ferrara, il quale, anche in questa sua opera, mantiene inalterato il suo stile. Quindi è sempre presente quella misantropia e quel pessimismo nei confronti del genere umano, elementi che da sempre caratterizzano le opere del regista.
Il film si rifà ad un fatto accaduto veramente, e secondo me, il director non poteva scegliere attore migliore che Gerard Depardieu. Ho trovato l'interprete perfetto per incarnare il ruolo del protagonista.
La storia si svolge negli USA ed ha per protagonista Deveraux, importante uomo d'affari francese che vuole candidarsi alla presidenza della Francia. Al momento Deveraux, è in soggiorno a New York. L'uomo è tuttavia sesso-dipendente e non perde occasione di spendere il suo tempo libero in festini ed escort. Un giorno, mentre la cameriera dell'albergo, dove il politico risiede, entra per le pulizie, viene per poco violentata da Deveraux. La donna alla fine riesce a scappare dal suo assalitore. A questo punto, proprio quando il candidato sta per tornare a Parigi, viene fermato dalla polizia all'aeroporto con l'accusa di stupro. La cameriera lo ha denunciato. A questo punto comincerà per il politico un calvario sotto i riflettori dell'opinione pubblica.
L'elemento trainante della pellicola è senza dubbio uno straordinario Gerard Depardieu. L'attore francese è artefice di una performance di alto livello, riesce a dar forma ad un personaggio davvero ambiguo, un personaggio con il quale lo spettatore non riesce bene a confrontarsi: si, perché l'astante non sa se odiare il protagonista oppure provare pena per lui. Certamente, il gesto che l'uomo fa nei confronti della cameriera è disgustoso, però, in altre circostanze, l'astante ha anche la possibilità di vedere un uomo indifeso, fragile e che riserva un lato del carattere, della personalità, il quale ancora non era venuto fuori. Depardieu si dimostra dunque estremamente versatile, sa come, quando e in che modo passare da uno stato d'animo all'altro. L'interpretazione dei dialoghi è grandiosa, si noti sempre quel sottile sarcasmo di fondo. Le espressioni sono impeccabili, niente da dire. Insomma, un attore che, pur avendo ormai una certa età, sa ancora come rapire il pubblico.
Ferrara ancora una volta, gira una pellicola pessimista facendo il solito ritratto dell'essere umano senza redenzione, egoista e senza un briciolo di emozioni e sentimenti.
Questa caratteristica ormai è un classico in tutta la filmografia del regista, e qui è riproposta, seppur, in una versione più elegante, specie attraverso il personaggio di Deveraux.
Costui, fa presa sull'astante in quanto, si tratta di un protagonista molto free, sarcastico e diretto. Lo spettatore lo ammira quasi per la bella vita che fa. Tuttavia, sembra proprio che il director inviti a non imitare le gesta dell'uomo. Sul lato psicologico del soggetto, Ferrara fa un lavorone, tracciando tutto alla perfezione per far intendere al pubblico la contorta mente di Deveraux.
Il director infatti descrive un soggetto molto particolare. Un uomo difficile da inquadrare. E' un amante del sesso, ne è sconvolto, lo fa in continuazione, ma poi, man mano che la storia va avanti, sorgono altre sfaccettature di Deveraux. Si tratta di una persona vuota, che forse, manco sa il motivo per il quale aveva deciso di candidarsi come presidente della Francia. La sua visione della vita è altamente disfattista, tant'è che dice "nessuno vuole veramente essere salvato".
Tramite ciò, Ferrara non da scampo all'uomo, quasi lo disprezza, ne fa un mostro, una figura abominevole e, forse, solo quando sarà davanti a dio capirà il senso della vita.
Un altra visione piuttosto scettica del director è quella sul matrimonio, in questo caso, quello tra due persone di un certo rango sociale. Nella storia, vediamo come il marito, ogni volta che gli succede qualcosa di spiacevole si appoggi sempre alla moglie. E quest'ultima è sempre pronta a parargli il c*lo, pur essendo arrivata all'esasperazione. Però, d'altro canto, il regista ci fa notare che anche Deveraux non riesce a non dar retta alla moglie


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Ferrara traccia quindi un rapporto particolare tra una coppia di coniugi d'affari, quasi una relazione di dipendenza, dove l'uno sopporta l'altra. Altra visione quindi parecchio tragica.
Il ritmo del film è molto buono, le 2 ore passano via piacevolmente, senza che ci sia mai un momento di stanca.
La pellicola in realtà è divisa in due parti: nella prima il regista ci presenta il protagonista nella veste di donnaiolo, mostrando scene erotiche esplicite. L'astante quindi capisce con che tipo di personaggio a che fare.
La seconda parte, è molto più psicologica, introspettiva, passando all'analisi vera e propria di Deveraux.
Secondo me, la bravura di Ferrara è stata di riuscire ad amalgamare in maniera perfetta i più fronti presenti nella sceneggiatura. Cioè, lo screenplay, parte sviluppando il protagonista e la sua dipendenza, poi si sposta sull'arresto di Deveraux per poi andare a sfociare sia nei problemi coniugali dell'uomo con la propria moglie, sia in quelli esistenziali dello stesso Deveraux. La trama dunque, muta forma in continuazione e il director collega tutto benissimo, non dando mai la sensazione di qualche passaggio sconnesso, anzi, Ferrara pone tutto il sistema narrativo in continua evoluzione.
Il finale l'ho trovato un po'insulso nei dialoghi, però è comunque interessante. E' di libera interpretazione, e la conclusione a cui sono giunto io termina la pellicola in maniera più che giusta


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Buona la fotografia, è caratterizzata da toni piuttosto scuri i quali, fanno l'atmosfera più densa e pesante.
La sceneggiatura è ottima: c'è un elaborato narrativo coi fiocchi, il plot subisce cambiamenti continui, non c'è mai un attimo di sosta. Questo fa si che non ci siano grossi colpi di scena ma in questo caso va bene così. Grandiosa la stesura del protagonista, composta sin nei minimi dettagli. I dialoghi sono quasi perfetti, spesso pieni di humor nero, coinvolgenti e trascinanti. Funzionano anche quelli più filosofeggianti.
Una delle poche note dolenti è il personaggio di Simone, troppo stereotipato, non trattato bene dal regista, spesso appare quasi ingombrante.

Conclusione: un bel film, intenso e, in un certo senso, triste. Spicca un grande Depardieu, attore capace ancora di lasciare il segno, ed una regia elegantissima di Ferrara, il quale però, non rinuncia al suo pessimismo. Non è un capolavoro, ma un'occhiata la merita, visto che si tratta pure di una storia vera.