Parlare della grandezza di questo film mi sembra perfino superfluo, così come il sottolineare per l'ennesima volta i temi cari del regista ( il doppio, lo scambio di persona, la lotta per ristabilire la giustiza ecc.. ); preferisco quindi soffermarmi sulle piccole cose, sulle sfumature ed i passaggi virtuosi, sullo stile di un cineasta che ha fatto scuola. Dall'inizio con piedi e binari in primo piano all'emozionante giostra impazzita del finale ( a proposito, torna il Luna Park, un campo fertile in cui gli eventi drammatici prendono forma, già filmato da Hitchcok in precedenza ma mai così sinistramente angoscioso ) passando per l'uccisione dell'antipatica moglie di Guy ripresa attraverso le lenti di un paio di occhiali, dalla sortita notturna di quest'ultimo in casa Anthony fino alla magistrale scena del party in casa Morton - in cui un Bruno quasi in trance istruisce un paio di ricche signore sul delitto perfetto- è tutto un susseguirsi di emozioni e di pathos, di sorprese e di colpi ad effetto, proprio come quelli di un tennista ( e chissà se per il suo Match Point il buon Woody Allen non abbia preso spunto da questo atleta arrivista, protetto dal fato ). Un esempio di stile e di capacità di racconto ancora oggi inarrivabile, tanto da ispirare nel corso degli anni più di un remake. Non assegno il massimo dei voti per via di qualche attore deboluccio - la Roman soprattutto - mentre la figlia di Hitchcock, Patricia, se la cava egregiamente. Sul mefistofelico dandy pazzo di Robert Walker c'è invece poco da dire: nella lunga carriera cinematografìca di sir Alfred è forse il suo villain più riuscito.