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L'ALTRO UOMO - DELITTO PER DELITTO regia di Alfred Hitchcock

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amterme63     8½ / 10  02/01/2009 17:03:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con questo film inizia il periodo d’oro della cinematografia di Hitchcock. Ormai si era ambientato perfettamente negli Stati Uniti, tanto da saper cogliere alla perfezione lo spirito che animava la società americana con tutte le sue contraddizioni. Anche lo stile cinematografico si adegua piano piano ai gusti dei suoi nuovi concittadini. Già in questo film vengono introdotti elementi di forte impatto emotivo e spettacolare che diventeranno classici nel cinema americano. Il nucleo dei film di quest’epoca è l’indagine del difficile rapporto fra legge generale e libertà personale, fra repulsione e attrazione verso tutto ciò che è morboso e proibito, l’esigenza di regole, normalità, tranquillità e il segreto desiderio di trasgressione, avventura, disastro.
Il film è centrato su due personaggi che si attraggono e si respingono allo stesso tempo, ognuno di loro rappresentante di un certo ambiente e di certi rapporti psicologici. Lo si indovina fin dai piccoli particolari, come ad esempio un paio di scarpe. C’è chi è semplice e sportivo, chi invece è speciale e ricercato, chi vive un rapporto diretto e chi un rapporto contorto con la vita. I caratteri di Guy e Bruno non potrebbero essere più diversi. Guy è semplice, diretto, a volte quasi ingenuo. Lui punta tutto sulla schiettezza e sulla sincerità nella vita e nei rapporti interpersonali e questa sarà alla fine la sua carta vincente (l’aiuto di chi gli vuole bene sarà determinante). Bruno invece è segnato da rapporti conflittuali e morbosi con entrambi i genitori. Vuole amore, desidera amore (quasi sicuramente di matrice omosessuale), ma allo stesso tempo ha tanto odio dentro, tanta voglia di distruggere. E’ una persona profondamente sola e infelice, nonostante il suo aspetto molto curato e elegante e il suo carattere gioviale.
I caratteri opposti si attraggono e questo vale anche per Bruno e Guy. Bruno è attratto da Guy e quasi lo corteggia. E’ disposto a fare tutto per lui, anche ad uccidere. Il suo però non è un affetto altruista e disinteressato. E’ come il diavolo che cerca di corrompere e conquistare all’inferno una nuova anima. Tipico comportamento di chi vorrebbe appartenere ad un ambiente e se ne sente rifiutato, lo brama e lo vorrebbe distruggere allo stesso tempo. Guy invece è diffidente verso Bruno ma non può fare a meno di subire il suo fascino conturbante e malato. Bruno gli prospetta la soluzione diretta e risolutiva a tutti i suoi problemi, come in pratica riuscirà a fare. Bruno in fondo è quella parte che Guy ha rimosso, che l’educazione e la legge gli hanno fatto rimuovere, ma che nella sua testa potenzialmente esiste.
Ci sono tante scene del film che giocano su questo “rimosso” psicologico e sociale. Come in “L’ombra del dubbio” o in “Nodo alla gola”, i comuni borghesi ridono e scherzano sul desiderio di uccidere, senza accorgersi che è qualcosa di reale che si svolge sotto i loro occhi. E’ come se Hitchcock ci volesse suggerire che i suoi film in fondo sono molto di più di un semplice divertimento, che la voglia di uccidere o trasgredire è molto più diffusa di quanto si pensi (e non solo nel popolino comune, ma anche nella borghesia bene). Se non altro in quest’epoca la “legge”, l’ordine collettivo imposto, ha ancora un ruolo attivo e stabilizzante. La società insomma possiede gli anticorpi e le sue difese a guardia di certe deviazioni potenziali. Hitchcock sta dalla parte della legge proprio perché si rende conto dei disordini e degli abissi neri presenti nell’animo umano.
“L’altro uomo” soffre se non altro di una marcata differenza di ritmo fra primo e secondo tempo. All’inizio si cerca di definire i caratteri e quindi non c’è molta azione o suspense. Poi il ritmo all’improvviso diventa trascinante (dalla partita di tennis in poi) e crea molta tensione e ansia nello spettatore, fino alla scena della giostra, forse una delle prime grandi scene di azione (con tanto di disastro finale) del genere thriller. E’ una scena molto ben congegnata perché mescola azione, lotta e bravura dei personaggi con una sottile ironia (la presenza del comune quotidiano nella veste di bambini divertiti e mamme preoccupate, come pure le inquadrature delle zampe dei cavalli che danno quasi un tocco surrealistico).
Insomma si tratta di un bel film, divertente e che lo si vede con estremo interesse anche adesso.