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L'ALTRO UOMO - DELITTO PER DELITTO regia di Alfred Hitchcock

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Godbluff2     8½ / 10  25/09/2022 23:08:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Insieme a "Rebecca" è il mio film preferito dell'Hitchcock pre-1954, quello che più si avvicina a mio gusto ad essere già un vero e proprio capolavoro.
Ricchissimo di invenzioni e di idee nell'estetica sempre al servizio della narrazione, trovate visivo-narrative tra le sue più geniali e con un miglioramento ulteriore di alcune soluzioni di scrittura già sfruttate precedentemente.
Rimane indelebile la sequenza dell'omicidio della moglie del protagonista, un capolavoro di puro genio nell'occhio registico, nell'intuizione visiva che esalta il contesto narrativo, nell'uso dell'inquadratura meno scontata e più sorprendente, nel guizzo tecnico ed espressivo che permette al mezzo cinematografico di mostrare le sue meraviglie; per far ciò, in fondo, bastano un paio di occhiali caduti a terra. Momento capolavoro.
Anche la costruzione e la gestione della suspense è forse la migliore che abbia trovato in un film di Hitchcock pre-Dial M, frutto di una sceneggiatura molto curata in questo aspetto e dell'indubbia maestria del regista, qui particolarmente ispirato: Hitch "divide in due" la suspense diretta allo spettatore, una volta arrivato alla parte finale del film, la spartisce tra i due "duellanti": il protagonista e la sua nemesi; giunti alla partita di tennis più tesa della storia, lo spettatore precipita in un crescendo di trepidazione sublime che coinvolge non solo il destino del protagonista ma anche quello del subdolo nemico.
Basta un semplice ma sapientissimo montaggio alternato che mostra la disperata corsa contro il tempo di entrambi affinché lo spettatore sia costretto ad immedesimarsi anche nei panni del colpevole, del viscido assassino, anch'esso finito in una situazione di frenetica incertezza e tensione; questa volta lo spettatore è fatto del tutto partecipe anche delle difficoltà de "l'altro" del "colpevole", e viviamo anche la sua tensione, insieme a quella del protagonista.
Indicativa e punto massimo di questa oliatissima ruota è la scena dell'accendino che cade nel tombino. Altra bomba, davvero straordinario. Ha preso l'idea di "Rope" e l'ha resa più ritmata, più vivace ed esaltante a livello di ritmo narrativo, più dinamica.
In conclusione del "duello" la sequenza della giostra, altro mirabile esempio dell'Hitchcock più spettacolare ed esaltante.
Ma il "duello" tra i due personaggi va avanti in maniera stupendamente e orribilmente tesa per l'intero film e Hitch utilizza tutta la sua abilità per rendere sempre più opprimenti i confronti tra i due, utilizzando la bellezza fotografica delle sue inquadrature, l'uso dello spazio (la sequenza in casa di Bruno, stupenda), forte del lavoro eccellente del direttore della fotografia, che in questo film è Robert Burks e da questo film in poi, fino addirittura a "Marnie", sarà sempre Robert Burks che diventerà suo collaboratore di fiducia e suo direttore della fotografia storico, iniziando una partnership lunghissima; unica eccezione: "Psycho".
Importantissimo anche il lavoro al montaggio di William Ziegler.
Tempi narrativi perfetti, tecnica cinematografica e invenzioni della mdp per esaltare i più importanti snodi del racconto, idee a fiume e gestione della tensione da brividi. Oltre a tutto questo, anche gli attori fanno decisamente la loro parte.
Farley Granger è convincente (forse non quanto in "Rope", ma convincente), la figlia del maestro, Patricia, qui al primo ruolo di un certo rilievo in un film del padre, è semplicemente perfetta nella parte, c'è il solito, immancabile, rassicurante Leo G. Carroll, credo qui giunto già alla sesta collaborazione con Hitchcock, tutti bravi. Un po' meno Ruth Roman, decisamente la meno interessante del lotto.
Quello che si accaparra quasi tutti gli applausi però è lo sfortunatissimo Robert Walker (morto in modo abbastanza assurdo appena l'anno successivo), nell'interpretazione che lo ha consegnato alla memoria dei cinefili.
Il suo Bruno, ammaliante, affascinante e terribilmente psicopatico, amorale e spietato, entra nella galleria dei più terrificanti psicotici hitchcockiani, insieme a gente come Mrs. Danvers ("Rebecca") e naturalmente il caro, vecchio e certo inarrivabile Norman Bates; come loro, anche il personaggio di Bruno eccelle nel terrificare e caricare di ansia lo spettatore, che pure prova una "simpatia" perversa nei confronti del carismatico e calcolatore pazzoide. Un personaggio bellissimo reso meravigliosamente da Walker, in tutta la tavolozza espressiva.
Al netto delle immancabili ingenuità nella solidità e credibilità nello sviluppo dell'intreccio, che si trovano sempre a volerle cercare in Hitch, ma che fanno parte del gioco dell'autore con lo spettatore, dove il primo cerca e quasi sempre riesce di ammaliare il secondo con la sua verve, le sue invenzioni e i suoi tesissimi ingranaggi "thriller" lasciando in secondo piano l'eccessivo realismo, al netto di questo dicevo "Strangers on a Train" rimane un film divertentissimo, teso e molto, molto appassionante; splendido film, appena al di sotto del mucchio di capolavori che arriveranno negli anni a seguire.